Vi ricorderete tutti Michael Owen, star del calcio inglese in grado di vincere il Pallone d’oro nel 2001 ad appena 21 anni dopo aver debuttato in nazionale ai Mondiali di Francia 1998 come vero nuovo astro nascente del calcio. Attaccante in grado di giocare sia da seconda che da prima punta è stato un calciatore abile a saltare l’uomo e in grado di fare la differenza grazie alla sua rapidità e alla sua tecnica. Ora torna a parlare di un periodo buio della sua carriera che nessuno avrebbe mai immaginato così difficile. In un’intervista a BT Sports il calciatore ha svelato: “Dopo l’infortunio sono entrato in uno stato d’animo in cui non me mettevo nella posizione di scattare. Mi nascondevo, mettendomi nelle zone del campo dove non sarei neanche dovuto essere. Odiavo il calcio e ne avevo paura. Pensavo solo a ritirarmi”. Parole pesanti che invitano di certo a riflettere.
UN BRUTTO INFORTUNIO E LA FINE DI UN SOGNO
Quello di Michael Owen era un sogno che sembrava essere stato coronato dalla vittoria del Pallone d’oro. Proprio dopo questo grande successo arrivò un brutto infortunio in grado di far vacillare le sue sicurezze: “Quando mi sono fatto male agli adduttori per la prima volta sono finito. Ho cambiato il mio modo di giocare, non ero più quello che aveva segnato gol come quello contro l’Argentina. Saltavo gli avversari, scattavo negli spazi e crossavo, quello ero io. Negli ultimi sei/sette anni della mia carriera mi sono trasformato. Ero terrorizzato dalla possibilità di scattare quando potevo farlo. Sapevo che mi sarei strappato l’adduttore. Mi ricordo che quando McManaman prendeva palla pregavo non me la lanciasse in profondità e che me la desse corta“. Parole che ci fanno capire come gli equilibri del calcio sono molto diversi da quelli che noi comunemente pensiamo.