Si parte. Alle 17 di oggi, ora rigorosamente italiana per via del fuso orario (a New York saranno le 11) Samantha Stosur, campionessa in carica, inaugurerà gli US Open 2012. E’ l’ultimo appuntamento con i tornei del Grande Slam prima del Master, che chiuderà la stagione. Al di là delle origini, che si incrociano con un racconto quasi leggendario di come il tennis arrivò negli Stati Uniti (c’è di mezzo l’esercito inglese alle Bermuda, una tale Mary Ewing Outerbridge e un fermo in dogana, parliamo di 140 anni fa), la cornice è una delle più suggestive che si possano immaginare. E’ New York, al cui interno si trova un’oasi dal nome di Flushing Meadows Park. Siamo nel Queens Settentrionale, lontano da Times Square e l’Empire State Building, ed è all’estremità Nord di questo parco che si esibiscono i Mets di baseball. Dal 1978 gli US Open si giocano qui, su cemento: i nomi dei campi sono un omaggio, naturalmente, alla storia americana non solo dello sport in questione. C’è l’Arthur Ashe (il centrale), omaggio al primo tennista afroamericano selezionato per la Coppa Davis, vincitore del torneo nel 1968; c’è il Louis Armstrong, e il complesso è intitolato a Billie Jean King, che ha lottato strenuamente contro il sessismo nello sport ed è stata poi cantata da Michael Jackson. Soprattutto, ci sono i protagonisti di oggi: i campioni uscenti sono come detto la Stosur (vincitrice a sorpresa su Serena Williams) e Novak Djokovic, che un anno fa trionfò nel secondo di tre tornei dello slam consecutivi, tutti contro Rafa Nadal che ancora una volta deve dare forfait. In campo maschile, non possiamo spostarci dal triumvirato (in assenza dello spagnolo): Nole è in calo, lo si è visto all’Olimpiade (quarto) e nel modo in cui ha perso la finale a Cincinnati. Andy Murray ha capito, dopo la finale a Wimbledon e l’oro del mese successivo, di poter competere alla pari, ed è quello con più motivazioni. Poi, c’è Roger Federer, dato per finito da tutti: eppure è qui da numero uno, a luglio si è preso il settimo Championship della sua carriera e poi ha stravinto Cincinnati, pur se in mezzo c’è stata la delusione Olimpica (argento). Lo svizzero è il più in forma, questo torneo l’ha vinto 5 volte ma l’ultima è datata 2008; soprattutto, è stato qui che un dritto di Djokovic su uno dei due matchpoint della semifinale gli aveva cancellato tutte le certezze. Nel torneo femminile, non si può che fare il nome di Serena Williams: sarà un discorso ripetitivo ma è la verità, se l’americana sta bene non ci sono rivali in grado di farle male. Eppure, delle crepe si intravedono: intanto, a casa sua Serena ha vinto solo due volte (1999 e 2008), l’anno scorso perse una clamorosa finale contro la Stosur perchè entrò in campo pensando di avere già vinto e in generale non ha un bellissimo rapporto con il circondario a livello di episodi (celebre quello del 2009, quando fu squalificata in semifinale per aver minacciato la giudice di linea – “I swear, I’m gonna kill you” – spianando la strada a Kim Clijsters verso il primo dei due titoli consecutivi da mamma della belga; per non parlare del “Come on” urlato a punto ancora in corso – naturalmente l’arbitro glielo diede contro – durante la finale dello scorso anno). Detto questo, a bocce ferme la minore delle sorelle Williams è la migliore, pur se a Cincinnati Angelique Kerber (occhio: possibile outsider) le ha cancellato la striscia di 19 successi consecutivi, Wimbledon e Olimpiade inclusi. Possibili avversarie?
Le solite, Maria Sharapova in primis e poi via a scendere con Azarenka (numero uno WTA), Radwanska e la stessa Stosur, se riuscirà a restare concentrata fino alla fine. Come Italia, infine, abbiamo avuto un sorteggio favorevole, se si esclude la sfortuna di Paolo Lorenzi che incrocerà subito Djokovic: possibilità per Seppi contro Robredo, più dura per Volandri contro Chardy (come nel 2011: il francese ha stupito a Cincinnati) e per Cipolla, che trova Kavcic. Tra le donne, turni agevoli per Errani (testa di serie numero 10) e Vinci (20), insidie per la Schiavone contro la Stephens, ostacolo bulgaro per Camila Giorgi, alla prima assoluta a New York: c’è la Pironkova, che sull’erba vale decisamente di più ma è giocatrice esperta. La speranza è di portare qualcuno nella seconda settimana, e lì giocarsela.
(Claudio Franceschini)