È una gara speciale. E’ vero, non si gioca per lo Scudetto ma solo per un posto in Europa. Stavolta però la posta in gioco va in secondo piano. Questa è la partita dei sentimenti, delle emozioni forti. Una sfida tra amici, ex compagni e colleghi. Quanti incroci e storie si sovrapporranno stasera sul capo dell’Artemio Franchi. Totti e De Rossi con Montella, poi Perrotta, De Rossi, Totti con Aquilani e Pizarro, e ancora Aurelio e Vincenzo e Pradé con Baldini. Due società, Fiorentina e Roma, molto simili che hanno intrapreso da qualche anno (la Roma dopo l’arrivo degli americani) un progetto virtuoso, un calcio compatibile coi bilanci, che punti su giovani campioni e su allenatori “innovativi” e spregiudicati. Spettacolo anche nel confronto in panchina tra due mister che hanno il pallino della tattica. E Andreazzoli è un po’ il maestro di Montella, colui che gli ha fatto da tutor nella sua prima panchina di serie A con la Roma. I due si conoscono e si studiano da tempo. Motivo per cui questa vigilia è stata diversa da tutte le altre. Hanno provato entrambi a nascondersi, a mescolare le carte e a provocarsi a vicenda snocciolando diverse probabili formazioni. La Fiorentina, pretattica a parte, dovrebbe schierarsi col solito modulo, il 4-3-3: unico accorgimento nell’atteggiamento in campo. Montella ha chiesto hai suoi tre attaccanti di pressare alti i portatori di palla della Roma. In particolare i due centrali Marquinhos e Burdisso (non abili tecnicamente quanto Castan che sarà fuori) e De Rossi. Più intricata invece la matassa della Roma. Una squadra camaleontica da quando è allenata da Andreazzoli. Capace di cambiare modulo a seconda dell’avversario e a partita in corso, difetta tanto, forse troppo in identità e personalità. A parte difesa e centrocampo dove le scelte degli uomini sono obbligate, il rebus è l’attacco: Osvaldo o Destro? Aurelio dovrebbe concedere un tempo ad entrambi gli attaccanti, anche se il favorito è l’italo argentino reduce da una brillante doppietta contro il Siena. Non è da escludere una sorpresa dell’ultimo minuto: la difesa a tre, quella “casuale” che permise a Zeman di espugnare il campo della Fiorentina in Coppa Italia. Anche solo per motivi di cabala forse varrebbe la pena provarci.