I Los Angeles Lakers lo hanno visto solo dopo ovviamente, ma forse se lo aspettavano; e chissà, probabilmente nonostante la sconfitta hanno bonariamente sorriso. Il riassunto di come l’hanno presa sta tutto nelle parole di Steve Blake: “Se fosse stato qui, ci avrebbe detto le stesse cose in faccia”. Soggetto della frase è Kobe Bryant, costretto a guardare gara-1 di primo turno dei playoff dei suoi Lakers contro i San Antonio Spurs (persa 91-79) dal divano di casa, a 1.500 chilometri dal Texas, con la gamba stesa a seguito della rottura al tendine d’Achille; e “le cose” sono i tweet che il Black Mamba ha inviato via smartphone, incitamenti di quelli che solitamente dà in campo. Frasi come “Pau, metti il tuo di dietro in post basso e non muoverti da lì finchè non ti arriva la palla”; oppure “Bisogna passare sui blocchi, guardate cosa fanno gli Spurs con Gasol e Howard”. Insomma, niente di grave: immaginatevi cosa significhi per uno come Bryant, uno che ha una voglia di vincere e giocare innata e per questo è andato spesso oltre la sopportazione fisica del dolore, stare lontano dai suoi compagni, dal campo di gioco e dalla panchina perchè “non posso ancora viaggiare”, come ha spiegato lui stesso. Una pugnalata: “Non c’è niente di peggio che guardare i tuoi fratelli in difficoltà e non poter fare un …. di niente”, e questo dice tutto. Mike D’Antoni, saputo dei tweet, l’ha presa bene a parole ma forse meno bene dentro di sè: “Certo, abbiamo fatto quello che diceva lui. Non avete visto quanto siamo andati in area?”. Sorrideva, ma le immagini di Bryant che, lavagnetta alla mano, disegna gli schemi ai compagni durante un timeout di Mike Brown devono essergli tornati alla mente, e che il Mamba sia già un allenatore in campo dall’alto della sua enorme competenza del gioco è un fatto ormai acclarato e fuori discussione; tanto che, quando si ritirerà – e purtroppo non dovrebbe mancare molto – siamo certi che lo Staples Center invocherà il suo nome per la panchina un secondo dopo. Intanto su quella panchina c’è D’Antoni, chiamato alla riscossa in gara-2, sempre in Texas. Kobe ha scelto di non twittare: “La concentrazione dev’essere sulla squadra, non sui miei sentimenti”, e ancora “Ho visto che i miei tweet sono stati discussi più della partita. Non era mia intenzione, è solo che mi annoiavo qui a casa”. Mike ha cercato la via filosofica per mettere fine alla faccenda: “E’ un tifoso, e anche lui vuole essere parte dell’avventura”. Immediata la replica di Kobe, sempre via Twitter: “Un tifoso?? Lol”, che sta per Laughing Out Loud, ovvero ridere a crepapelle. Siamo così sicuri che, vittorie o meno, il prossimo anno sarà ancora Mike D’Antoni l’allenatore dei Lakers?
(Claudio Franceschini)