Il ben (nonché tristemente) noto disturbatore Gabriele Paolini non si è smentito. Balzato agli onori della cronaca più e più volte per avere invaso il campo delle telecamere mentre riprendevano gli inviati dei telegiornali che svolgevano il proprio mestiere (sono famose le sfuriate dell’allora direttore del Tg4 Emilio Fede contro i suoi giornalisti che non riuscivano a disfarsi del disturbatore) questa volta ha scelto come vittima Antonio Conte. E ha deciso si regalare all’allenatore della Juve, mentre questi scendeva dall’auto, un profilattico. Come riferisce lo stesso Paolini dal suo canale di Youtube, sarebbe stato lo stesso Conte, accortosi della presenza del disturbatore, a chiedergli, ironicamente: «”Paolini non mi dà oggi il consueto preservativo?». Circa un mese fa, infatti, ne aveva ricevuto un altro mentre stava per entrare negli Uffici della Procura Federale, in Via Po. Del resto, si tratta del suo marchio di fabbrica di Paolini, mostrato alle telecamere ogni volta che interviene clandestinamente nelle dirette dei tg o nei collegamenti esterni di vari programmi televisivi. Un modo, a detta sua, per incoraggiare l’uso del preservativo contro l’AIDS. In ogni caso, di fortuna – il regalo rappresenterebbe un buon auspicio – Antonio Conte ne ha decisamente bisogno. Durante l’incursione di Paolini, infatti, si stava recando presso la Corte di Giustizia federale per l’udienza del processo d’appello Calcioscommesse. La Corte dovrà pronunciarsi sul ricorso contro i dieci mesi di squalifica e delle due denunce omesse di cui è stato accusato dal Procuratore federale Stefano Palazzi relative alle partite Novara-Siena e AlbinoLeffe-Siena. Oltre ad Antonio De Rensis e Luigi Chiappero al suo collegio difensivo si è aggiunta Giulia Bongiorno, parlamentare di Fli e nota per aver difeso Giulio Andreotti. Nell’arringa difensiva, la Bongiorno ha fatto presente che se Conte aveva deciso, inizialmente, di patteggiare, lo aveva fatto esclusivamente perché mancava «un piatto della bilancia difensivo e non per sfuggire a un’eventuale pena più dura».