Non giocherà Fiorentina-Juventus. La notizia è già di per sè grossa, ma assume contorni da giallo nell’apprendere la motivazione: il cileno è in punizione. Ha perso il volo di ritorno da Santiago, dove la Nazionale di Jorge Sampaoli ha staccato il pass per il Mondiale battendo l’Ecuador 2-1; a nulla sono valsi i tentativi di spiegare che si fosse trattato di un contrattempo. Niente da fare: multa salata, e panchina all’Artemio Franchi. Dove la Juventus ha una tradizione non certo positiva: tralasciando lo della trionfale stagione 2011-2012, a Firenze i bianconeri – che sono l’avversario più odiato – hanno rimediato scoppole mica da ridere, dalla punizione di Diego Fuser (con annesso tradimento di Roberto Baggio, che si rifiutò di calciare un rigore, raccolse una sciarpa viola uscendo dal campo e dichiarò, a fine partita, di voler tornare alla Fiorentina) alla mitraglia di Gabriel Batistuta, passando per il 3-0 del febbraio 1998 (ed era la Juventus che soffiò lo scudetto all’Inter). Insomma: Fiorentina-Juventus non è una partita come le altre: per storia e tradizione, per rivalità e perchè la contemporaneità di Roma-Napoli offre ai campioni d’Italia la possibilità di avvicinarsi in classifica. D’accordo: in panchina c’è un certo Paul Pogba, perciò il turnover forzato non è propriamente una sciagura. Tuttavia, anche così, il provvedimento fa discutere. Del resto, a ben guardare, è in pieno stile Juventus: le regole sono uguali per tutti, e con Antonio Conte si è visto subito che il posto garantito non ce l’ha nessuno. Spesso una frase di circostanza che gli allenatori utilizzano per motivare l’ambiente, qui una realtà: perdi l’aereo, sei fuori. Questa volta però l’allenatore salentino ha trovato anche il pretesto giusto: mercoledi la Juventus vola a Madrid, c’è il Real da affrontare in Champions League e quella sì che è una partita da dentro o fuori, perchè non vincere (peggio: perdere) significherebbe dare quasi l’addio alla qualificazione agli ottavi di finale. Così, la panchina punitiva di Arturo Vidal diventa anche un modo per risparmiare le forze in vista del Santiago Bernabeu. Senza, però, venir meno all’immagine “dura”: ufficialmente, il cileno va in panchina perchè è rientrato in ritardo, e il fatto che abbia un solo allenamento nelle gambe è puramente accessorio e secondario. E allora, fuori Vidal: anche i grandi vanno in panchina. Alla Juventus è storia: nella stagione i bianconeri persero un derby all’ultimo minuto, in rimonta. A pagare per tutti fu Stefano Tacconi, sostituito da Luciano Bodini che fin lì era famoso solo per comparire in tutte le bustine di figurine. “Eterno doppione”, a ripercorrere le orme del mitico Massimo Piloni, che non giocava mai ma era onnipresente tra le mani dei ragazzini che si scambiavano, appunto, i “ce l’ho”. Sembrava lesa maestà quella di Giovanni Trapattoni, ma chissà come mai funzionò: pochi mesi più tardi, Tacconi fu decisivo nella Coppa Intercontinentale, che la Juventus vinse ai rigori contro l’Argentinos Juniors. E se il riferimento ancora non bastasse, basti qui dire che forse nemmeno il pericolante Gigi Buffon di questi tempi ha il posto garantito: i bianconeri hanno un’ottima riserva come Marco Storari, e a Spezia c’è un certo Nicola Leali che sta facendo grandi cose. Che possa già arrivare a gennaio e mettere un po’ di pressione al capitano è voce che inizia a circolare. Forse azzardato, ma rafforza il concetto: alla Juventus non si è titolari per titoli di giornale e curriculum. Lo sa bene anche Fernando Llorente, lui pure destinato alla panchina in favore di Sebastian Giovinco contro la Fiorentina. “Il suo momento arriverà”, ha più volte ripetuto Conte; ma solo quando lo deciderà lui. Come sempre, deciderà il campo: il confine tra genio e folle è sottile, e in questi casi passa attraverso il segno sulla schedina.
(Claudio Franceschini)