, si sa, è un uomo che potremmo definire “esuberante”; nel bene e nel male. Sono famose le sue serrate nei confronti dei calciatori poco inclini a rinnovare il contratto con la Lazio; ne sono stati vittima Goran Pandev e Cristian Ledesma, poi Mauro Zarate. Le citazioni in latino unite ad un linguaggio che potremmo definire “dialettale” nel corso delle interviste hanno fatto scuola, così come del resto la sua battaglia per eliminare le frange più estremiste del tifo biancoceleste dallo stadio Olimpico. Per questo motivo agli ultras non è mai andato a genio: le minacce non gli sono mai mancate, e la conferma è arrivata oggi nel corso di un’intervista in Lega Calcio. Il presidente, che ha spiegato la cessione di Hernanes all’Inter (“tutti sanno che era già d’accordo con i nerazzurri”), ha poi confessato di vivere sotto scorta: “Ricevo minacce di morte cinquanta o sessanta volte al giorno”. E, manco a farlo apposta, proprio in quel momento ha risposto al telefono cellulare: “Ecco, sei un tifoso della Lazio… perchè non dici come ti chiami?”. La conversazione è durata meno di un minuto: il tempo di accertarne il contenuto (ovvero, “richieste” di lasciare immediatamente il club) e il fatto che dall’altro capo non sarebbe giunto un nominativo, poi Lotito ha appeso e ha proseguito nel suo discorso. Ricordiamo che nei giorni scorsi, quando Hernanes aveva abbandonato il centro sportivo di Formello in lacrime per l’addio alla Lazio, almeno duecento tifosi avevano creato un focolare di contestazione nei confronti della società, rea di vendere i pezzi migliori della rosa. A nulla era servito l’intervento del Profeta in persona, che aveva spiegato via Facebook come fosse stato lui a chiedere di essere venduto e che Lotito avesse fatto di tutto per trattenerlo. La moglie aveva poi rivelato di un Hernanes intento a rispondere alle telefonate e ai messaggi dei tifosi, che gli chiedevano spiegazioni; evidentemente i pregiudizi sono difficili da schiodare.