Chi è Calogero Mannino, la testimonianza sulle stragi di Falcone e Borsellino: assolto 15 volte, non vi fu trattativa Stato-Mafia (smentendo teorie dei pm)

LA TESTIMONIANZA DI MANNINO SULLA STRAGE DI CAPACI: IL RAPPORTO CON GIOVANNI FALCONE

Prima accusato e indagato per concorso esterno in associazione mafiosa, poi addirittura per aver trattato tra Stato e Cosa Nostra, con presunte correlazioni con la Strage di Capaci e in Via D’Amelio: ma Calogero Mannino, ex Ministro della Democrazia Cristiana, è stato sempre assolto, addirittura 15 volte dagli Anni Novanta fino alle ultime sentenze sulla teoria della Trattativa Stato-Mafia completamente distrutta alla prova dei fatti. Ci sarà anche lui questa sera nella puntata speciale di “Linea di Confine” dedicata interamente alle stragi di mafia dove persero la vita sull’autostrada verso Palermo il giudice Giovanni Falcone, la moglie Francesca Morbillo e le persone della scorta; così come in Via d’Amelio morì l’amico giudice Paolo Borsellino con la scorta.



Dopo che negli scorsi giorni la stagione delle Stragi mafiose è tornata di stretta attualità politica con le deposizioni “bomba” degli ex inquirenti Mori e De Donno alla Commissione Antimafia, Calogero Mannino sarà presente alla trasmissione di questa sera su Rai 1 (ore 23.15 circa, ndr) per una «testimonianza esclusiva» sulle morti di Falcone e Borsellino e in generale sul periodo intricato che ha segnato l’Italia negli ultimi 30 anni.



La strage di Capaci, l’attentato al giudice Giovanni Falcone (ANSA)

Con la domanda di fondo che resta, nonostante i flop delle tesi dei vari pm antimafia di Palermo, se vi fu in quegli anni una sorta di “trattativa” tra la politica e le cosche per far finire l’epoca delle stragi, o se invece fu il grande frutto degli inquirenti sul campo a portare alla cattura e processo per i vari Totò Riina, Bernardo Provenzano e, da ultimo, Matteo Messina Denaro. Per Mannino, ex Ministro assolto 15 volte in 29 anni da processi e accuse infamanti, il tema è tutt’altro che marginale: di certo lui non vi prese parte, visto anche l’ultima sentenza che parla di «assoluta innocenza riconosciuta» nel suo svolgersi politico a Roma e in Sicilia.



CHI È L’EX MINISTRO CALOGERO MANNINO: UNA QUINDICINA DI ASSOLUZIONI E UNA VITA DEVASTATA DALLA GIUSTIZIA

Quello che inquieta è però come un personaggio anche importante – e figuriamoci dunque un “semplice cittadino” come dovrebbe sentirsi – possa rimanere invischiato in 30 anni di processi con pochissime prove se non accuse infamanti di pentiti (o pseudo-tali, come riconosciuto negli ultimi Processi), con una sfilza di assoluzioni che per fortuna oggi restituisce all’uomo, prima ancora che al politico Calogero Mannino, una dignità riconosciuta e ritrovata. Più volte Ministro nei Governi della Democrazia Cristiana per il Mezzogiorno, fervente cattolico e critico degli accordi con la sinistra del PCI e PSI durante i vari Governi del Centrosinistra.

Secondo le teorie dei giudici di Palermo, Mannino avrebbe ceduto trattando con la mafia per paura delle vendette di Cosa Nostra contro i politici che non avrebbero mantenuto le promesse fatte: i processi hanno poi smontato punto per punto tutte le accuse infamanti, riconoscendo invece la piena assoluzione e innocenza per l’ex Ministro, così come per i generali Mori, De Donno e Subranni. Amico personale di Giovanni Falcone (fu lui a presentare il giudice antimafia al Presidente della Repubblica Cossiga, ndr), preso di mira da media e politica di Centrosinistra proprio per le distanze ideologiche sui rapporti tra DC e PCI.

Stragi di mafia, il generale Mori e il colonnello De Donno (ANSA)

Come raccontava lo stesso Mannino in una lunga intervista al “Riformista” nel 2020, all’interno della Procura di Palermo si installò agli inizi degli Anni Novanta una struttura politico-ideologica che voleva mettere «sotto processo una parte della DC che non tornava utile all’alleanza con PCI e Craxi».

Da Ingroia a Caselli, passando per Di Matteo e molti altri dopo di loro, le varie assoluzioni avute da Calogero Mannino davanti alle accuse di quei pm oggi lo rendono un cittadino libero e senza “macchia”, con però una vita intera passata a combattere tra aule di tribunale e giornali: «La mia vita è stata portata via. I pubblici ministeri di quel circuito mi hanno messo una croce addosso nel 1991 e la porto ancora oggi», raccontava sempre al “Riformista” con amarezza l’ex Ministro.