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Home » Sanità, salute e benessere » CAMBIO DI GENERE/ Bene il ddl del governo, la “percezione” non può dettare legge

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CAMBIO DI GENERE/ Bene il ddl del governo, la “percezione” non può dettare legge

Paola Binetti
Pubblicato 6 Agosto 2025
Studenti di scuola media

Studenti di scuola media (Ansa)

Il governo ha varato un ddl per regolare l’approccio alla disforia di genere. Un provvedimento lungimirante perché mette al primo posto la tutela dei minori

Il tema della disforia di genere era stato al centro del dibattito pubblico nella legislatura precedente, come sempre succede con toni molto accesi e in un contesto divisivo da cui sembrava proprio che non si riuscisse ad uscire.

Ormai da molte legislature, quando si affronta uno di quei temi cosiddetti eticamente sensibili, il fronte della maggioranza e dell’opposizione, chiunque sia al governo, tendono a farne subito una opzione identitaria. La sinistra, sempre alla ricerca di nuovi diritti individuali da sostenere ad oltranza, schierata sul lato progressista, e la destra schiacciata dall’accusa di un conservatorismo incapace di cogliere i mutamenti della società, priva di slanci innovativi.


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La contrapposizione tra i due schieramenti tende a far passare in secondo piano le ragioni della scienza e del buon senso, forzando i fatti e privilegiando l’aspetto della propaganda elettorale.

Disforia di genere (Foto: CHATGPT)
Disforia di genere (Foto: CHATGPT)

In realtà sono i diritti dei minori ad essere facilmente stravolti e subordinati ad ideologie ormai scontate, come ad esempio l’affermazione della volontà individuale, sganciata da logiche che coinvolgono aspetti educativi, aspetti tipici della psicologia evolutiva e aspetti biologici tutt’altro che secondari.


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La triptorelina e la vicenda “Careggi”

L’oggetto del contendere era diventato un farmaco molto particolare: la Triptorelina, che dovrebbe arrestare lo sviluppo dei caratteri sessuali dei minori in attesa che la disforia di genere, vera o presunta, si risolva.

Le vicende della sua somministrazione all’Ospedale Careggi di Firenze avevano fortemente colpito l’opinione pubblica, dal momento che i dubbi principali si accumulavano proprio sul criterio del consenso informato, spesso ottenuto in modo poco chiaro, con una scarsa consapevolezza delle sue conseguenze, anche da parte di alcune famiglie.


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Qualcosa di ben noto e drammaticamente analogo a quanto era accaduto pochi anni prima alla Clinica Tavistok di Londra, dove la sua somministrazione era stata sospesa. Il clamoroso dietrofront, amplificato da tutti i media britannici, era segno di un’ammissione dell’errore alimentato da chi aveva sponsorizzato la transizione di genere come esito pressoché inesorabile di tutte le difficoltà di costruzione della propria identità di genere.

La denuncia era partita nel 2022 da Hilary Cass, pediatra di fama, presidente della Commissione che aveva esaminato i casi sempre più numerosi di una sbrigativa prescrizione dei farmaci bloccanti della pubertà, somministrati a giovanissimi pazienti. Troppo spesso i medici della clinica, ipotizzando una incongruenza tra sesso alla nascita e identità personale, avevano concluso che fosse necessario un arresto farmacologico dello sviluppo in modo da poter riattribuire il sesso secondo la scelta del giovane.

Il nuovo ddl in materia di disforia di genere

Il Consiglio dei ministri, su proposta del ministro della Salute Orazio Schillaci e del ministro per la Famiglia, la natalità e le pari opportunità Maria Eugenia Roccella, ha recentemente approvato un disegno di legge che introduce disposizioni per la appropriatezza prescrittiva e il corretto utilizzo dei farmaci per la disforia di genere.

In considerazione del dibattito sviluppatosi in materia a livello internazionale e della incompletezza dei dati disponibili in relazione ai trattamenti per disforia di genere nei minori in Italia, il ddl introduce disposizioni per un efficace monitoraggio dei dati e a tutela della salute dei minori.

Un disegno di legge che si attendeva da tempo, alla luce delle attuali direttive dell’Agenzia Italiana del Farmaco (AIFA) e del parere del Comitato Nazionale per la Bioetica (CNB). La somministrazione dei farmaci ai minori richiederà ora una specifica diagnosi da parte di un’équipe multidisciplinare.

È prevista la definizione di protocolli clinici da parte del ministero della Salute e in attesa della loro definizione sarà possibile procedere alla somministrazione dei farmaci solo con l’assenso del comitato etico nazionale pediatrico.

Le norme prevedono che la somministrazione dei farmaci bloccanti della pubertà e degli ormoni mascolinizzanti e femminilizzanti sia subordinata a una specifica diagnosi da parte di una équipe multidisciplinare e agli esiti documentati dei percorsi psicologici, psicoterapeutici ed eventualmente psichiatrici precedentemente svolti, nonché all’acquisizione del consenso informato espresso nelle modalità previste per i trattamenti sanitari sui minori.

Inoltre, l’AIFA predisporrà un registro per la prescrizione e la dispensazione dei farmaci, che avverrà esclusivamente mediante farmacia ospedaliera.

Il ddl prevede anche l’istituzione di un tavolo tecnico per la valutazione del rapporto semestrale dell’AIFA e la trasmissione al Parlamento di una relazione con cadenza triennale.

Un approccio molto equilibrato che coinvolge un team multiprofessionale e una valutazione attenta del consenso al trattamento prestato dai minori. Trattandosi di un tema oggettivamente delicato, non solo sul piano etico ma anche su quello esistenziale, un tema di cui non esistono attualmente dati scientificamente validati, era necessario attivare un registro i cui dati confluissero in un osservatorio che permetta di valutare nel tempo gli effetti di questo trattamento.

L’obiettivo non è schedare i minori, ma seguirli nel modo più delicato e prudente possibile per garantire loro libertà e autonomia nelle loro scelte, anche nello sviluppo temporale, davanti ad effetti non previsti o non accettabili.

La posizione di Gaynet

Immediatamente sono sorte critiche, proteste in particolare da parte di Gaynet, per cui “Lo schema di disegno di legge appena approvato in Cdm sul trattamento dell’incongruenza di genere nei minori è strategia per rallentare in tutti i modi l’accesso alla triptorelina e realizzare una schedatura ideologica dei minori che intraprendono l’affermazione di genere”.

Secondo Gaynet i rischi che i minori corrono sarebbero connessi solo al pregiudizio e all’ideologia. In realtà è proprio il contrario: quel che si vuole è rafforzare la tutela dei minori, la loro libertà, il loro futuro. Con il massimo rispetto per la loro vita e la loro dignità personale.

Il disegno di legge introduce disposizioni per un efficace monitoraggio dei dati solo ed esclusivamente a tutela della salute dei minori, in un ambito in cui mancano studi scientifici condivisi a livello internazionale. L’attivazione del registro è una prassi ordinaria nel mondo scientifico, se si vuole prendere decisioni basate su prove di efficacia (EBM).

Servono “numeri” adeguati alla comprensione dei processi complessi che si stanno osservando, unificando i criteri per la raccolta dei dati e sviluppando una capacità di analisi dettagliata, su effetti che potrebbero sfuggire davanti ad un campo eccessivamente limitato o eccessivamente condizionato da una visione ideologicamente di parte.

Conclusione

In conclusione, le parole chiave del nuovo ddl sono appropriatezza prescrittiva, corretto utilizzo dei farmaci e disforia di genere. Abbiamo bisogno di definire sempre meglio cosa significhi oggi parlare di disforia di genere, evitando la moda di certi termini che tendono a generalizzare fatti che sono spesso legati alla naturale evoluzione della sessualità e della percezione del genere nei minori.

Non può trattarsi di una sorta di epidemia della disforia di genere, come se i numeri negli ultimi anni fossero lievitati al di là di ogni onesta previsione. L’esplodere delle carriere alias nelle scuole dimostra quanto poco chiara sia la stessa comprensione della natura della disforia di genere; pesa molto una soggettività poco formata e poco informata proprio in questo campo così delicato della sessualità e della identità di genere.

Il corretto uso dei farmaci è alla base di ogni visione moderna del tema della salute: la salute sostenibile, evitando rischi eccessivi per un malinteso culturale, come accade attualmente con l’antibiotico-resistenza, da cui derivano conseguenze molto negative, sia pure a partire da una buona intenzione iniziale.

Il corretto uso dei farmaci implica che si conoscano bene i farmaci, e nel caso della triptorelina ancora non se conoscono bene gli effetti, e altrettanto bene le persone a cui andranno somministrati. E in questo caso non si conoscono bene i soggetti a cui andranno somministrati, proprio perché si tratta di minori in evoluzione, in cui la fluidità dei desideri, delle emozioni, delle sensazioni ha il massimo livello di fluidità.

Loro stessi non conoscono bene se stessi, né riconoscono cosa accade in loro, a volte neppure loro sanno dare un nome concreto al guazzabuglio del loro mondo interiore. E solo sulla base di una corretta definizione della disforia di genere e del corretto uso dei farmaci si può giungere ad una appropriatezza prescrittiva che offra garanzie adeguate a tutti i giovani in una fase molto delicata della loro vita e in un aspetto particolarmente importante com’è la loro stessa vita sessuale e la loro identità di genere.

Il nuovo ddl segnala con chiarezza e con prudenza un itinerario che merita la massima attenzione da parte delle famiglie e della comunità scientifica.

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