Campo largo, l'analisi di Ghisleri: è vantaggioso solo per Pd, invece M5s perde elettori. Ex grillini non votano più: record di astensionismo
L’alleanza tra Pd e M5S si sta rivelando vantaggiosa per i primi e penalizzante, invece, per i secondi. Lo dimostrano i risultati che il “campo largo” ha ottenuto negli ultimi due anni alle elezioni, analizzati dalla sondaggista Alessandra Ghisleri su La Stampa. Negli ultimi due anni, Pd e Movimento 5 Stelle si sono spesso presentati insieme alle regionali e alle comunali, ma, su trentanove tornate importanti, hanno vinto diciotto volte.
All’apparenza si tratta di un buon risultato per il campo largo, ma, osservando meglio i dati, si riscontra che i pentastellati non crescono, anzi si indeboliscono. Il M5S non ha mai superato l’8% nei comuni o nelle regioni dove si è presentato insieme al Pd; solo a Campobasso ha raggiunto un risultato a due cifre (10,14%).
Gli ex elettori grillini, dunque, quando votano per il campo largo, preferiscono dare il voto ai candidati del Pd o di Alleanza Verdi Sinistra (Avs) invece che al M5S.

Di fatto, questa alleanza rafforza il centrosinistra nel suo complesso, ma non il Movimento 5 Stelle come partito. Farebbe eccezione la Sardegna, dove però la vittoria del M5S è vista come un successo personale di Alessandra Todde, considerata una figura trasversale, capace di attrarre voti anche al di fuori del Movimento.
CAMPO LARGO, IL PREZZO PAGATO DAL M5S
Si pone così un problema strategico per il M5S, che legittimamente si interroga sull’utilità di questa alleanza. Nei trentanove casi analizzati da Alessandra Ghisleri, il M5S non modifica i risultati complessivi del centrosinistra, ma segue la scia del Pd. I pentastellati hanno un consenso sempre più debole, concentrato nel Sud.
Il campo largo dà loro visibilità, ma al prezzo di perdere identità politica e rappresentanza autonoma. Di conseguenza, il M5S rischia di diventare un piccolo alleato del Pd: utile in termini di coalizione, ma non decisivo.
In regioni “rosse” come Emilia-Romagna e Toscana, il centrosinistra ha vinto nettamente (oltre il 54%), ma anche senza l’aiuto del M5S avrebbe vinto comunque, visto che i pentastellati hanno ottenuto risultati modesti. Inoltre, devono guardarsi anche da Avs, che sta crescendo e “ruba” loro voti.
È pur vero che, storicamente, il M5S non è mai andato forte nelle elezioni locali, essendosi sempre basato più sul voto d’opinione che sul radicamento territoriale. Tuttavia, fa riflettere il fatto che molti ex elettori del Movimento oggi non votino più: si sono rifugiati nell’astensionismo. Si tratta degli elettori dei tempi di Grillo e Casaleggio, che ora si sentono delusi. Secondo Ghisleri, dunque, il M5S ha perso la sua spinta originaria, quella di “rivolta civile” contro i vecchi partiti.
