Uno studio cinese ha identificato dei geni de novo che potrebbero essere collegati al cancro: aperta potenzialmente la strada a nuove terapie
Alcuni “geni de novo” – tra poco capiremo nel dettaglio di cosa si tratta – sembrano attivarsi in modo consistente a fronte di un cancro e istruire il sistema immunitario a riconoscerli in anticipo per combatterli potrebbe rivelarsi un’arma utilissima nell’eterna lotta a quello che è – a tutti gli effetti – il principale problema per la salute umana e per i sistemi sanitari di tutto il mondo: a dirlo è uno studio cinese condotto dall’Università di Pechino e dall’Accademia delle scienze (CAS) che mirava a un obbiettivo completamente diverso.
Partendo dal principio, per capire meglio lo studio che potrebbe contribuire in modo sostanziale alla lotta contro il cancro, dobbiamo innanzitutto soffermarci sui cosiddetti “geni de novo”: si tratta, appunto, di geni che hanno la capacità di svilupparsi autonomamente da alcune aree del DNA che – fino a qualche decennio fa – si credeva non avessero alcuna funzione specifica; sostanzialmente diversi da quelli trasmessi alla nascita dai genitori o di quelli che legati a duplicazioni e modificazioni del genoma.
I geni de novo, di fatto, sono una sorta di vero e proprio mistero per la scienza e la medicina che fino ad oggi è riuscita a identificarne solamente pochissimi, senza riuscire a individuare una vera e propria funzione per la loro esistenza: proprio a questo puntava lo studio cinese che è giunto all’importante conclusione relativa alla lotta contro il cancro; partendo dall’identificazione precisa di 37 geni de novo, con il numero più alto mai identificato in un singolo studio.
Lo studio sul cancro e i geni de novo: si potrebbe creare un vaccino “preventivo” per addestrare il sistema immunitario
Prendendo i loro 37 geni de novo, i ricercatori cinesi li hanno comparati ad altri 100 che erano stati identificati in passato in numerosi altri studi, scoprendo poi – con una successiva comparazione con più di 5mila campioni conservati dal Cancer Genome Atlas – che alcuni erano anche presenti in numerosi pazienti che avevano sofferto di diversi tipi di cancro; espressi – peraltro – in quantità tutt’altro che trascurabili, ma ignorati per via della loro singolare natura ignota.
In una fase successiva dello studio, i ricercatori si sono concentrati solamente sui geni de novo chiamati “ELFN1-AS1” e “TYMSOS” che per la loro specificità erano i più rappresentativi nelle diagnosi di cancro: iniettati con un vettore a mRNA in alcuni modelli murini, hanno notato che erano in grado di attivare la tipica risposta immunitaria antitumorale degli esseri umani; ovvero quella che viene “potenziata” con l’immunoterapia tradizionale.
L’ipotesi – che per ora non è ancora stata effettivamente testata data la delicatezza dell’argomento – è che il medesimo vettore potrebbe essere iniettato anche in pazienti a rischio cancro o che sono alle primissime fasi tumorali ottenendo da subito una consistente risposta immunitaria; oppure – addirittura – “addestrando” il sistema immunitario ad attivare le reazioni antitumorali in presenza di quei due geni, in modo da creare una sorta di copertura preventiva che si attiverà solamente nel caso in cui l’organismo iniziasse a esprimere quei due specifici geni.