Occorre agire tempestivamente in Francia per evitare una crisi con contagi. E la Bce, guardando alla Fed, può fare la sua parte

Le vicende relative alla Federal Reserve, con il licenziamento di Lisa Cook voluto dal Presidente Donald Trump, e all’imminente crisi politica, e forse finanziaria, della Francia, in attesa del voto di fiducia al Premier François Bayrou, appaiono molto lontane tra loro, ma possono trovare un punto di incontro nella Bce, come ci spiega Luigi Campiglio, Professore di Politica economica all’Università Cattolica di Milano.



Come vede la situazione intorno alla Federal Reserve?

Una limatura dei tassi da parte della Banca centrale americana ci può anche stare, vista la situazione dell’economia americana. E il Presidente Powell ha abilmente e intelligentemente espresso segnali in questa direzione a Jackson Hole. Quello che appare poco tollerabile è il modo in cui si sta modificando l’equilibrio tra il potere esecutivo e il governo della moneta negli Stati Uniti, come si è visto dalle parole di Trump a seguito del licenziamento di Cook.



Cosa pensa, invece, della situazione francese?

Sebbene si fosse compreso che la manovra finanziaria non sarebbe stata facile da approvare, la richiesta di un voto di fiducia da parte di Bayrou è stata un po’ un fulmine a ciel sereno. Il livello del debito pubblico francese, soprattutto per quel che riguarda le proiezioni sul suo andamento nei prossimi anni, spiega anche la reazione dei mercati finanziari europei.

Il ministro dell’Economia Lombard è arrivato anche a evocare un intervento del Fondo monetaria internazionale…

Sì, le sue parole non hanno certo aiutato a portare serenità sui mercati. Mi auguro che si voglia evitare una situazione che è simile a quella dei prodromi di una crisi finanziaria.



C’è il rischio di un contagio? Nel caso, è possibile evitarlo?

È auspicabile che questa situazione dal punto di vista finanziario venga gestita in modo tempestivo, altrimenti il rischio è quello di un contagio non banale, che andrebbe anche a vanificare parte del lavoro fin qui fatto dall’Italia per mettere al sicuro i propri conti.

Giancarlo Giorgetti, Ministro dell’Economia al Meeting di Rimini (ANSA 2024, Dorin Mihai)

Come si potrebbe gestire in modo tempestivo la situazione per evitare rischi?

Credo che il modo più semplice sarebbe quello di una modifica della manovra da parte di Bayrou con la speranza di riuscire a ottenere la fiducia l’8 settembre. Eventualmente anche un Governo che dovesse prendere il posto dell’attuale dovrebbe mettere a punto una nuova Legge di bilancio per evitare di essere sfiduciato. Quindi, una strada per cercare di gestire la situazione potrebbe essere quella di rivedere la struttura della finanziaria.

La situazione francese può influire sulla manovra italiana?

Purtroppo sì, se l’allarme sulla Francia non dovesse rientrare, le fibrillazioni che ci sarebbero sui mercati di certo finirebbero per avere ripercussioni anche sul dibattito in corso nel nostro Paese sulla prossima Legge di bilancio, forse rendendo necessaria un’ulteriore prudenza sui conti pubblici da parte dell’Esecutivo.

Quel che sta avvenendo negli Stati Uniti e in Francia può influire, in qualche modo, sulla Bce?

Per quel che riguarda la Francia, forse sarebbe il caso, prima di evocare l’intervento del Fmi, guardare a quello che le Istituzioni europee, Bce compresa, possono fare. Sappiamo che il Tpi, il cosiddetto “scudo anti-spread”, non è ottimale e per questo sarebbe utile guardare alla Fed, dove, come abbiamo visto, alla fine Powell, restando nei canoni degli obiettivi della Fed, è andato incontro a una richiesta dell’Esecutivo americano. Questo significa che la Bce può trovare il modo di intervenire in situazioni critiche e delicate per la tenuta dell’Eurozona.

(Lorenzo Torrisi)

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