Un Macron infuriato getta la spugna, incolpando “poche decine di persone di abbattere il Libano aggrappandosi ai loro privilegi”. Non è riuscito il piano francese, come spiega in questa intervista Camille Eid, giornalista libanese residente in Italia e collaboratore del quotidiano Avvenire, di avviare un governo provvisorio tecnico e non confessionale, come da tradizione libanese, che applicasse alcune riforme e soprattutto avesse la possibilità di ricevere aiuti economici, vista la situazione disastrosa a un anno dall’inizio delle manifestazioni contro il governo. L’ostacolo principale è venuto dagli sciiti di Hezbollah, che hanno rivendicato a tutti i costi il ministero chiave delle Finanze, contravvenendo alla complicata legislazione libanese che regola la spartizione su base confessionale dei vari dicasteri. “Adesso il Libano è congelato – osserva Eid – in attesa di sapere quale sarà il risultato delle elezioni americane e in attesa di capire come si comporterà l’Iran, che purtroppo continua a fare il bello e il brutto tempo in Libano”.
È fallito il piano di Macron, annunciato lo scorso primo settembre?
In realtà Macron non ha ammesso il fallimento, piuttosto parlerei di iniziativa francese, altrimenti può sembrare che Macron abbia fatto tutto da solo. Domenica scorsa ha tenuto una conferenza stampa in collegamento video con il Libano, dando la possibilità di porre domande in diretta. E gli è stata rivolta proprio questa domanda essenziale: la Francia considera finito il suo tentativo di aiutare il Libano a uscire dalla palude in cui si trova ormai da un anno esatto?
Cosa ha risposto?
Ha detto di no e che avrebbe dato da 4 a 6 settimane di tempo per vedere come si comporterà la classe politica libanese. E questo dice molte cose.
Ci spieghi.
Nel piano originale erano previste varie scadenze, a partire dalle due settimane per la formazione del governo. Su questo punto, lo scorso primo settembre, Macron aveva ricevuto la rassicurazione dai partiti che si sarebbero impegnati. Poi sarebbero cominciate a entrare in atto le varie riforme e infine il presidente francese aveva promesso che a metà ottobre avrebbe tenuto una conferenza allargata dei paesi donatori per aiutare l’economia libanese a riprendersi.
Nessuno di questi obiettivi è stato però raggiunto, è così?
Macron ha promesso che questa conferenza si terrà lo stesso, ma non avrà gli stessi obiettivi perché, non potendoci essere un governo ma solo un esecutivo di transizione dimissionario, nessun paese sarebbe disposto a donare soldi a una realtà politica inesistente. Per cui niente aiuti subito.
Perché da 4 a 6 settimane di tempo per valutare questa iniziativa? L’ostacolo principale è stato Hezbollah: ha insistito per avere il ministero delle Finanze, giusto?
Sì, il tandem sciita Hezbollah-Hamas voleva questo ministero ed entrambi volevano pure indicare al premier incaricato i ministri sciiti. Si pensava di fare un governo ristretto a 14 ministri per renderlo più efficace, ma la scelta è stata contestata. È opportuno ricordare che fare un governo di 14 ministri significa averne sette musulmani e sette cristiani, a loro volta suddivisi secondo le varie fedi. Perciò, nella componente musulmana, tre sciiti, tre sunniti e un druso.
Quindi?
Gli sciiti di Hezbollah volevano tenere il ministero delle Finanze, che è il più importante, ma volevano anche scegliere chi fossero i tre ministri. La Costituzione libanese stabilisce che i ministeri siano distribuiti a tutte le confessioni, senza però specificare a chi tocchi uno specifico ministero. Hezbollah lo voleva per un motivo molto chiaro: per garantirsi la cosiddetta terza firma.
Sarebbe?
I decreti ministeriali vengono firmati dal presidente della Repubblica, dal primo ministro e poi dal ministro di riferimento, ma firma anche il ministro delle Finanze se un decreto prevede un contenuto economico. Siccome però il presidente del Parlamento è sempre uno sciita, cioè presidente del potere legislativo, uno sciita non può anche essere un rappresentante del potere esecutivo.
Un pretesto per intralciare il piano di Macron?
Esatto. Poi è successo che gli americani hanno imposto sanzioni contro due ministri di Hezbollah.
A questo punto Macron ha gettato la spugna. La prossima conferenza avrà maggior successo di questa?
Gli sciiti si rifiutano di cedere a Macron e il Libano adesso è nel freezer per le prossime settimane, si aspetta il risultato delle elezioni americane. Quando si capirà chi subentra alla Casa Bianca, si vedrà anche come avanzeranno i rapporti con l’Iran. Biden sicuramente sarà più morbido di Trump. Il Libano è legato a quello che succederà tra Iran e Stati Uniti.
Intanto la situazione economica peggiora.
Tutto è fermo con un sempre più grave degrado economico e sociale. Nel giro di pochi giorni il governo toglierà le sovvenzioni al petrolio, sta arrivando l’inverno e non ci saranno gasolio ed elettricità. Un deterioramento ulteriore per servire gli interessi iraniani.