“Manco il 17” per Nicola Zingaretti. Perché proprio il 17, che porta anche un po’ sfiga, e non il 16 o il 18 non è dato saperlo. Ma Elly Schlein è stata pesata così. Una che non arriva manco ad un numerino striminzito alle prossime europee. Ora, che sia una sensazione o un auspicio non si può sapere. Ovvero non si comprende se Nicola se lo augura o lo teme. In entrambi i casi anche questo ultimo segnale dice quanto le primarie che hanno visto vincere la Schlein siano state in realtà mal digerite dalla struttura dirigenziale del partito, che voleva Bonaccini. Nella corsa che Elly sta facendo, in tanti si stanno sottraendo. Ed il motivo appare fin troppo chiaro. Hai vinto, governa. Hai fatto la segreteria come volevi, procedi pure a candidare i tuoi. Ma non chiedere a noi della riserva indiana dei vecchi dirigenti, che manco ti volevamo, di battere palmo a palmo il Paese per conto tuo.
Eleggeranno sicuramente i “loro”, quelli della vecchia guardia. Ma il Pd ad oggi, spaccato e senza una linea precisa, pare mal messo. Va detto che Zingaretti parla con anticipo clamoroso di un evento che politicamente è distante milioni di anni. Fino alle europee molto accadrà, fuori e dentro il Pd, e perciò l’unico vero dato che si può registrare è la deflagrazione interna.
Di questo scoppio potrà avvantaggiarsi Carlo? Calenda per ora insidia la parte di Italia viva che sperava nel Renzi riformista del 2014 e si è ritrovato un aspirante Silvio di centro. I liguri ex renziani che passano con Calenda potrebbero essere raggiunti da altri pezzetti di elettori moderati del Pd che con la linea di Schlein fanno fatica ad immedesimarsi e mai farebbero il salto della quaglia nelle mani di Giorgia passando da Matteo.
Poca roba, per carità, ma in questo clima di assenza di identità del Pd su temi in cui dovrebbe esercitare la leadership, la resurrezione di Calenda, dopo le intemperanze caratteriali e verbali con cui ha rotto con Renzi, è un’altra gatta da pelare.
Insomma, quel 17 invocato da Zingaretti rischia di essere un amaro presagio piuttosto che un auspicio e diventare, se letto bene, anche un consiglio. Cara segretaria, cambia rotta che così andiamo a sbattere. Apri le porte del partito ai dirigenti locali della vecchia guardia, riduci il peso ideologico della componente “di rottura” che hai portato in segreteria, riavvia un processo di condivisone delle scelte di partito con chi ha vinto il congresso e perso le primarie e vediamo se così facendo si racimola qualcosa in più. Qualcosina, eh, si badi bene. Di questi tempi se il Pd facesse il 20 ci sarebbe da festeggiare. Ma almeno non si schianterebbe. Ma Schlein è poco incline, i bookmakers la vedono più proiettata ad una corsa a capofitto sulle sue posizioni più radicali e tipiche, convinta che solo così potrà tener fede al mandato ricevuto. Solo qualche vecchissima voce bolognese potrebbe indurla a ripensarci. Ed il fatto che Prodi parli di tutto, meno che del Pd, dovrebbe farla riflettere.
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