Capitano Ultimo, tolta la scorta al colonnello dei carabinieri. Il commento dello stesso ospite presso gli studi di Storie Italiane, su Rai Uno
CAPITANO ULTIMO, IL TAR DEL LAZIO CONFERMA: VIA LA SCORTA
E’ stata ufficialmente revocata la scorta a Capitano Ultimo, il colonnello dei carabinieri, famoso per avere arrestato il Capo dei capi, il mafioso siciliano Totò Riina. Il Tar del Lazio ha infatti confermato quanto già stabilito negli scorsi mesi, di conseguenza, il militare dell’Arma dovrà ora circolare “nudo”, senza alcuna protezione. A comunicarlo è stato lo stesso Sergio De Caprio (vero nome di Ultimo), attraverso i propri social: “Respinto il ricorso per mantenere la sicurezza al capitano Ultimo e alla sua famiglia. Ha vinto il generale Giovanni Nistri e tutti quei funzionari che lo hanno sostenuto in questa battaglia. Da oggi colpire il capitano Ultimo sarà più facile per tutti”. Ultimo ha poi aggiunto, ricordando le persone che gli sono state vicine in questa battaglia: “Stasera a Roma ricorderemo l’arresto di Riina alla casa famiglia, vi aspetto insieme ai carabinieri di allora, ai carabinieri di sempre, quelli che non abbandonano”.
CAPITANO ULTIMO: “RINGRAZIO CON LE LACRIME TUTTI QUELLI CHE…”
“Ringrazio con le lacrime agli occhi le 157.000 persone che mi hanno sostenuto e mi sostengono, firmando la petizione online – ha proseguito nel suo sfogo – il vostro affetto è un onore immenso per me. Vi porto nel cuore uno a uno”. Il Tar del Lazio aveva deciso di sospendere in via cautelare il provvedimento attraverso cui era stata annullata la protezione a capitano Ultimo lo scorso 3 settembre 2018, a firma dell’allora ministro dell’interno, Matteo Salvini. Il colonnello dei carabinieri non è comunque intenzionato a gettare la spugna, e proseguirà nella sua battaglia per riavere la scorta, conscio che per lui le minacce sono ancora altissime là fuori: “E stavolta – le parole dell’avvocato del carabiniere, Antonino Galletti, riportate da Repubblica – dopo una prima ordinanza favorevole, ha negato la cosiddetta sospensiva. Faremo appello al Consiglio di Stato perché riteniamo che permanga un pericolo attuale nei confronti dell’ufficiale dell’Arma, come evidenziato in tante sentenze penali dove è stata accertata in via definitiva l’esistenza di una condanna a morte nei suoi confronti emessa da Cosa Nostra”. Subito dopo la notizia della revoca della scorta era stata lanciata una petizione online su Change.org che aveva raccolto ben 157mila firme.