Carcere, sempre più suicidi: uno ogni quattro giorni
Un suicidio ogni quattro giorni. Sono questi i numeri delle carceri italiane che preoccupano sempre più. I detenuti, quasi sempre impiccati con le lenzuola legate alle inferriate delle sbarre, si tolgono sempre più spesso la vita. Basti pensare che nei primi dieci mesi del 2022 sono stati 74 i suicidi di detenuti in carcere, 35 in più rispetto al 2021 nello stesso arco temporale. Dunque, più di uno ogni quattro giorni. Solo nel mese di agosto sono stati 15 i detenuti che si sono tolti la vita. Molti di loro hanno problemi di salute mentale, spesso con dipendenze da sostanze stupefacenti, come spiega il Corriere.it.
Molto spesso a togliersi la vita sono donne. Tante volte la condizione psichiatrica dei detenuti non è compatibile con la detenzione, così si arriva alla decisione più estrema di tutte. Spesso non c’è posto nelle Rems, le Residenze per l’esecuzione delle misure di sicurezza, e per questo motivo i detenuti restano in carcere, dove i diritti umani non sempre vengono rispettati. Basti pensare che lo scorso gennaio la Corte europea dei diritti dell’Uomo ha condannato l’Italia per aver trattenuto illecitamente in carcere per più di due anni un uomo con problemi psichici.
Carcere, le famiglie chiedono giustizia
Al Corriere.it, tante le testimonianze di familiari di persone che si sono tolte la vita. Tra queste c’è Ignazio Vitale: il figlio Roberto, di 29 anni, si è impiccato in carcere a Palermo. Nella lettera aperta che ha scritto, il padre dice: “Fate sentire la nostra disperazione. Roberto è andato in paradiso e anche se ha chiesto aiuto è stato ignorato. Era bellissimo e aveva una gran voglia di vivere. Era innamoratissimo della sua famiglia e della sua ragazza. Si faccia qualcosa per questi ragazzi”. L’ultimo a suicidarsi è stato un 36enne, a Torino: era stato arrestato pochi giorni prima per il furto di un paio di cuffiette bluetooth.
Pochi giorni fa si è tolto la vita Azzeddine Akouirate, marocchino detenuto nel carcere fiorentino di Sollicciano. “Aveva fragilità mentali, non doveva stare da solo in cella” raccontano i familiari. Dall’associazione Antigone, che da anni si occupa di carcere, spiegano: “Ogni caso di suicidio ha una storia a sé, fatta di personali sofferenze e fragilità, ma quando i numeri iniziano a diventare così alti non si può non guardarli con un’ottica di insieme. Come un indicatore di malessere di un sistema che necessita profondi cambiamenti. Fuori dal carcere il tasso di suicidio è di 0,67 persone ogni 10mila abitanti. In carcere sale a 10,6 persone ogni 10mila detenuti. Dieci volte tanto”.
Il capo del Dipartimento dell’amministrazione penitenziaria Carlo Renoldi qualche giorno fa aveva parlato così: “Quest’anno, in un momento difficile per il mondo del carcere, segnato anche dal dramma dei suicidi la ministra Cartabia e tutti i dirigenti generali dell’amministrazione penitenziaria sono stati negli istituti penitenziari per dimostrare riconoscenza ai nostri operatori, vicinanza alla popolazione detenuta e per richiamare l’attenzione dell’opinione pubblica tutta verso la realtà penitenziaria”.