Nei giorni scorsi il quotidiano Avvenire ha organizzato un importante Forum all’interno della sua redazione per riflettere sul tema dell’affido e formulare una serie di ipotesi e di percorsi per renderlo nuovamente centrale nell’equazione sociale italiana con una serie di importanti ospiti che hanno preso parte ai lavori portando la loro personale esperienza nell’ottico di una rinnovata (e certamente necessaria) collaborazione: il punto di partenza dei ragionamenti proposti – non a caso – sono i numeri dell’affido che ci parlano di circa 31mila minori che attualmente non possono vantare una famiglia al loro fianco, dei quali – peraltro – 18mila costretti a vivere in comunità senza l’esperienza diretta di una madre e un padre che ne sostengano la crescita.
Ad aprire i lavori di Avvenire ci ha pensato il coordinatore del Tavolo nazionale affido Valter Martini che si è detto immediatamente aperto a realizzare una Giornata nazionale dedicata agli affidi nella data del 4 maggio ed utile a “riconoscere il valore delle famiglie affidatarie” aiutando quelle che desiderano intraprendere questa strada a capirne l’importanza; il tutto unitamente ad una “Conferenza nazionale organizzata dal ministero della Famiglia” sul modello di quella che si tenne l’ultima volta nel 1997, magari – simbolicamente a 30 anni di distanza – nel prossimo 2027.
Tirato in causa dallo stesso Martini, il ministro delle famiglie – nella persona del vicecapo di gabinetto Assuntina Morresi – ha ricordato che allo stato attuale “il nostro Osservatorio ha elaborato il Piano nazionale per l’infanzia e l’adolescenza” che include anche “alcune azioni dedicate esclusivamente all’affido” come – tra le altre – l’obbligo di raccolta dei dati utili per la cooperazione istituzionale che saprà “dirci quanti sono i minori che vivono sia nelle comunità di tipo familiare sia nelle famiglie affidatarie, ma anche il numero di famiglie che si rendono disponibili”.
Le ipotesi di intervento sull’affido: dall’apertura alle famiglie monogenitoriali, fino al superamento di Bibbiano
Dal conto suo al Forum di Avvenire la presidente del Tribunale per i minori di Milano Maria Carla Gatto ha messo in luce le problematiche per l’affido che derivano dalla riforma Cartabia “che impone 24 mesi come temine massimo” senza una reale progettualità per il futuro dei bambini una volta termina il percorso affidatario: un tema – ha ricordato Gatto – che si lega a filo doppio al problema dell’assenza di servizi e sostegni per le famiglie affidatarie che scoraggia molti dei genitori che potrebbero prendere parte a questo importante percorso.
Quasi naturalmente nel Forum si è introdotto anche il tema di Bibbiano che ha pesantemente indebolito la fiducia nei confronti – da un lato – dell’affido in sé e – dall’altro – dei servizi sociali, con la vice del Forum delle associazioni familiari Cristina Riccardi che sul primo aspetto ha proposto di organizzare “un grande evento (..) per raccontare e l’esperienza affidataria nella sua bellezza, mettendola in mostra come se fosse arte”; e la presidente dell’Ordine degli assistenti sociali Barbara Rosina che ha posto l’accento sul tema dell’assenza di “risorse e personale” che rende difficile ridare vigore ad una funzione così tanto importante per la società.
Infine, la ricercatrice della Cattolica Ondina Greco ha ricordato che per l’affido è importante creare un clima cooperativo e non più competitivo tra le due famiglie – naturale ed affidataria – per aiutare i minori in una fase delicata della loro vita; mentre Grazie Ofelia Cesaro (presidente dell’Unione nazionale Camere minorili) ha suggerito di superare i pregiudizi che da sempre permeano le famiglie affidatarie aprendo – ipoteticamente – anche alle “nuove famiglie monogenitoriali [e] ai single“.