Carceri minorili (Ipm), degrado e sovraffollamento in un rapporto inviato all'Onu. Tra le richieste delle associazioni c'è l'abolizione del decreto Caivano
Le condizioni degli istituti penitenziari minorili italiani sono finite sotto la lente dell’Onu. Un’ampia coalizione di associazioni – tra cui Antigone, Defence for Children International e Libera – insieme a reti civili e singole personalità, ha consegnato al Comitato Onu per i diritti dell’infanzia un rapporto che lancia l’allarme sul sistema delle carceri minorili italiane.
I dati parlano chiaro: i giovani rinchiusi negli Istituti penali per minorenni sono 586, con un balzo del 54% in appena due anni. Un incremento che ha aggravato una condizione già fragile: più della metà delle strutture (9 su 17) è oltre la propria capienza regolamentare, con casi estremi come quello di Treviso, dove i giovani reclusi sono il doppio della capienza prevista, mentre a Milano e Cagliari la percentuale di sovraffollamento raggiunge il 150%; a Firenze si sfiora tale livello, attestandosi al 147%.
In teoria, la giustizia minorile dovrebbe puntare alla rieducazione, aiutando i giovani a reintegrarsi nella società, ma la realtà è ben diversa. Le condizioni di vita dei giovani detenuti nelle carceri minorili, riporta Avvenire, sono preoccupanti, perché molti trascorrono più di 20 ore ogni giorni nella propria cella, non potendo usufruire di attività scolastiche e formative; inoltre, spesso dormono su brandine improvvisate o materassi a terra.
CARCERI MINORILI IN AFFANNO, NEL MIRINO ANCHE IL DECRETO CAIVANO
Ci sono poi fragilità che vengono gestite quasi unicamente attraverso la somministrazione di psicofarmaci. Il dossier non si ferma ai numeri, ma punta il dito anche contro il trasferimento di una cinquantina di ragazzi dal circuito minorile al carcere per adulti della Dozza di Bologna, chiedendo la chiusura definitiva della sezione per minori. Oltre a violare le direttive internazionali, si interrompe il percorso educativo, incrementando i rischi.
Le associazioni ritengono che i problemi siano stati aggravati dal decreto Caivano, visto che aumenta la custodia cautelare e si limitano le alternative al carcere, quindi se ne chiede l’abolizione. Ma le associazioni firmatarie chiedono anche di puntare su un nuovo modello focalizzato sull’educazione. Un modello che punti su scuole esterne, programmi personalizzati, un maggior numero di mediatori culturali, educatori qualificati e assistenti sociali capaci di affrontare le fragilità adolescenziali.