Un misterioso libro di Umberto Eco, dal titolo “Carmen Nova”, è stato trovato e acquistato qualche mese fa dallo studioso di letteratura Niels Penke di Siegen in una libreria antiquaria. L’opera, le cui pagine sono ingiallite, sarebbe stata pubblicata quarant’anni fa a Zurigo e ha in copertina la Primavera di Botticelli. L’autore della conclusione è Roland Barthes.
L’esperto, come ricostruito da Frankfurter Allgemeine Zeitung, man mano che andava avanti con la lettura, rimaneva sempre più insospettito dalle sue caratteristiche. È così che ha iniziato ad avere dei dubbi sulla reale paternità e ha deciso di approfondire la questione, rendendola pubblica su X. È proprio sul web che alcuni appassionati di Umberto Eco si sono incuriositi, sposando la causa. È emerso dalle ricerche del gruppo che “Carmen Nova” non compare in nessuno dei cataloghi dell’autore. Carl Hanser, il suo editore tedesco, non ne ha mai sentito parlare, e nemmeno Burkhart Kroeber, suo traduttore per molti anni. La casa editrice di Zurigo “Edition Doppelnull”, che pubblicò nel 1983 il racconto con l’etichetta “Kriminalnovelle”, è completamente sconosciuta, così come il carattere “Wake-Diktion” con cui è stato stampato il libro. Neanche i suoi più fedeli allievi erano a conoscenza della sua esistenza. Anche solo procurarsi una copio è sostanzialmente un’impresa. Il volume è elencato su Amazon, ma non è mai disponibile.
Carmen Nova, il misterioso libro di Umberto Eco: il giallo
I dubbi su “Carmen Nova”, il misterioso libro di Umberto Eco, sono dunque tantissimi. L’interesse sulla questione, intanto, è via via cresciuta. È per questo motivo che la biblioteca comunale di Sciaffusa e la biblioteca universitaria di Brema, le uniche che sembrerebbero avere una copia dell’opera in magazzino, hanno deciso di pubblicare una versione digitale delle sue 65 pagine sui loro siti. Da queste emerge che la trama è focalizzata su un narratore in prima persona che ha il compito di cercare una donna minacciosa di nome Carmen. L’uomo tuttavia appare mentalmente squilibrato, tanto che si ritrova ad essere egli stesso seguito e ad un certo punto non sa più distinguere tra realtà e immaginazione.
Il testo contiene numerosi riferimenti all’arte e alla letteratura, come altre opere di Umberto Eco, ma il linguaggio, le formulazioni farraginose, le frasi completamente sovraccariche non sono completamente riconducibili all’autore. Le note, inoltre, rivelano che le operazioni di traduzione dall’italiano al tedesco sono avvenute in modo semplicistico. Per lo scrittore, invece, questo aspetto era sempre stato molto importante, tanto che incontrava spesso più volte i suoi traduttori e discuteva con loro passaggi difficili. La sensazione, insomma, è che non si tratti realmente di una sua opera. Un’ipotesi che d’altronde non stupisce. Il semiologo stesso aveva una collezione antiquaria di falsi e scritti occulti comprendente 1.200 libri. È un mistero, tuttavia, chi lo abbia scritto.