Al Consiglio superiore della magistratura andrebbe tolta la funzione disciplinare per evitare che i magistrati giudichino se stessi. La proposta arriva da Sabino Cassese, uno dei più importanti costituzionalisti italiani. Il riferimento è alla bufera nella Procura di Milano, in particolare alla vicenda dei verbali di Amara consegnati dal pm Storari a Davigo. «Erano atti riservati della procura e non dovevano circolare», taglia corto Cassese nell’intervista rilasciata a Il Giornale. Per quanto riguarda, invece, Davigo, alla domanda se avesse il diritto di ricevere quei verbali in via informale, spiega: «Non so se si possa parlare di un diritto di ricevere, mentre mi sembra abbastanza chiaro che vi era un obbligo di riservatezza di colui che ha consegnato».
Alla fine a giudicare il pm, di cui il pg della Cassazione ha chiesto il trasferimento cautelare da Milano e dalle funzioni, sarà lo stesso Csm di cui fanno parte consiglieri il cui nome compare in quei verbali di Amara. «In casi di questo tipo, i principi del diritto richiedono un obbligo di astensione di tutte le persone che abbiano conflitti di interessi».
SABINO CASSESE E L’ORDINE GIUDIZIARIO
Per Sabino Cassese, dunque, la funzione disciplinare dovrebbe essere rimessa ad un organismo terzo, così da assicurare «indipendenza e imparzialità non solo rispetto al potere esecutivo, ma anche nei confronti del corpo della magistratura». A tal proposito, nell’intervista odierna a Il Giornale coglie l’occasione per fare due considerazioni generali. La prima è che si è sbagliato fin dall’inizio per quanto riguarda la declinazione dell’indipendenza in termini di autogoverno. L’altra, invece, è che «sarebbe consigliabile un maggior “self-restraint” del corpo dei procuratori, per salvaguardare l’ordine giudiziario, che altrimenti corre il rischio di vedersi precipitare il tetto addosso». Infine, tornando al caso Storari, ha commentato il fatto che più di metà procura a Milano sia insorta in difesa del pm di cui il capo della stessa procura aveva chiesto l’allontanamento. «Le garanzie del pubblico ministero non sono direttamente stabilite dalla Costituzione ma dalla legge. Le garanzie di indipendenza necessarie per gli organi giudicati non sono simili a quelle necessarie per gli organi dell’accusa. Le implicazioni di queste due premesse mi paiono chiare».