Riforma del Tuf, Centemero (Lega): "Non favorisce soliti noti, ma modernizza il mercato. Meno burocrazia e più competitività per quotazioni e investitori"
CENTEMERO PRESENTA (E DIFENDE) IL NUOVO TUF
La riforma del Testo Unico della Finanza (TUF) per Giulio Centemero lo modernizza, allineandolo all’Europa, senza favorire scalate o gruppi specifici, ma anzi semplifica l’accesso al mercato dei capitali e attrae investimenti, oltre a introdurre maggiore flessibilità senza ridurre le tutele fondamentali per gli investitori: «Questa narrazione di presunti favori personali è infondata e anche fuorviante».
L’esponente della Lega, capogruppo in Commissione Finanze, nell’intervista al Giornale respinge l’idea che il nuovo TUF sia una riforma “di parte”, segnalando che è stata costruita da esperti di vari ambiti (accademici, professionisti, autorità di vigilanza), per cui è stato avviato un processo trasparente e molto tecnico per risolvere problemi pratici del mercato italiano, senza fare regali a qualcuno.
«Funzionerà perché risolve problemi concreti. L’obiettivo non era ritoccare qualche norma, ma rendere competitivo il nostro mercato dei capitali».

Tra le critiche mosse c’è anche quella che riguarda le potenziali scalate che potrebbe favorire, ma Centemero ricorda che le soglie principali dell’OPA obbligatoria non cambiano, per cui le novità servono solo ad allineare la legge italiana alle regole europee. Anzi, l’OPA per Centemero non è sempre un vantaggio per lo “scalatore”, perché può anche rendere un’operazione più costosa e quindi scoraggiare certe manovre.
LA RIFORMA DEL TUF TRA BORSA E VEICOLI SOCIETARI
Tra gli obiettivi della riforma c’è anche quello di rendere più facile quotarsi in Borsa, visto che quella italiana sta perdendo società e si quotano in pochi. L’idea è di ridurre costi e burocrazia, semplificare, garantire tempi più certi, proporzionare gli obblighi alla dimensione dell’impresa. In questo modo, secondo Centemero, le PMI e le società in IPO dovrebbero avere regole più simili a quelle di altri Paesi europei.
Per quanto riguarda l’introduzione delle società di partenariato, si tratta di nuovi veicoli societari più flessibili, utili per private equity, venture capital, investimenti infrastrutturali e operatori professionali. All’estero sono disponibili da anni, in Italia no, per cui secondo Centemero attireranno capitali esteri e renderanno più competitivo il private capital italiano.
LE NUOVE REGOLE PER LE LISTE DEL CDA
La riforma introduce anche modelli alternativi per la nomina del consiglio di amministrazione, senza sostituire il sistema attuale: le minoranze possono presentare più facilmente candidati, ma non ottengono automaticamente il controllo; la maggioranza degli azionisti conserva comunque il potere di decidere la governance.
«Le società potranno scegliere, con votazione assembleare, se utilizzare un modello più aperto o continuare con quello tradizionale. La possibilità per le minoranze di presentare candidati non significa che automaticamente controllino il board. La maggioranza continua a determinare la governance, ma in un contesto più competitivo e trasparente».
Ma Centemero sottolinea anche che l’idea veniva originariamente da un esponente del Pd, Luciano D’Alfonso.
LE SEMPLIFICAZIONI OPERATIVE
I miglioramenti principali a livello di semplificazione sono tre, per Centemero: dalla riduzione degli oneri documentali non richiesti dalla normativa europea, soprattutto per PMI e piccoli emittenti, al maggiore coordinamento tra autorità, con meno passaggi ripetitivi e maggiore previsione dei tempi, fino allo snellimento delle procedure per operazioni societarie minori.
Infine, il tema dell’opt-out, che consente di derogare ad alcune norme tramite statuto. Per il deputato della Lega non sono pericolosi perché devono essere deliberati dagli azionisti stessi; spesso sono scelte di flessibilità già presenti altrove in Europa, richiedono maggioranze qualificate e, nelle PMI, per essere approvati servono i voti degli azionisti non controllanti (quindi il socio di controllo non può imporli da solo).
