Aggirando le normative nazionali, i centri culturali islamici riescono ad accedere al 5 per Mille: l'allarme lanciato dell'eurodeputata leghista Ceccardi

Sulle pagine del quotidiano La Verità è stato lanciato l’allarme sul fatto che i centri culturali islamici che si trovano nelle nostre città – e più volte finiti al centro di accesi dibattiti legati al loro effetti scopo – possono tranquillamente ricevere i fondi che ognuno di noi destina al cosiddetto 5 per Mille, di fatto aggirando quei blocchi regionali che gli impediscono di ricevere i similari fondi destinati – sempre ovviamente da noi cittadini – all’8 per Mille.



A confermare il fatto che i centri culturali islamici siano tra le onlus di possibile destinazione del 5 per Mille c’è lo stesso rito dell’Agenzia delle Entrate e, in particolare, la sezione dedicata all’elenco dei destinatari della donazione: tra i più noti e famosi WWF, Medici senza frontiere, Telethon e quant’altro, spiccano infatti il centro islamico di Frosinone, quello di Biella, i numerosi presenti sul suolo di Pistoia e tanti, forse troppi, altri.



Fin qui verrebbe da dire che non c’è nulla di male, trattandosi – appunto – di “centri culturali” il cui scopo è quello di aiutare i cittadini di fede musulmana in difficoltà che si trovano nelle città italiane, ma a ben guardare stupisce che buona parte dei centri culturali islamici elencati dall’AdE fanno parte dei cosiddetto Islamic Relief Italia, che altro non è se non un network interazionale di cooperazione umanitaria presente in 40 paesi.

Anche qui, nulla di male, esattamente come moltissime altre onlus, l’Islamic Relief opera in Italia (e negli altri paesi) tramite intermediari che in questo caso sono i centri culturali islamici; non fosse che secondo un’inchiesta del Daily Telegraph si tratta di un’associazione culturalmente legata agli ormai noti Fratelli Musulmani, questi ultimi considerati da Parigi un vero e proprio pericolo per le democrazie occidentali, accusati di voler diffondere la sharia e la cultura islamica.



Susanna Ceccardi (Lega): “I centri culturali islamici aggirano le regole nazionali per ottenere il 5 per Mille”

Insomma, sembra essere leggermente più complessa di quanto effettivamente appaia la questione dei centri culturali islamici che possono ricevere – in Italia – il 5 per Mille e la questione è finita anche sui banchi di Bruxelles con un’interrogazione posta dalla leghista Susanna Ceccardi: sulle pagine del quotidiano La Verità, l’eurodeputata definisce, infatti, “gravissima” la questione, chiedendo che si indaghi sull’effettiva elusione delle regole da parte dei centri.

Susanna Ceccardi (Foto: ANSA/ALESSANDRO DI MEO)

“Sotto le mentite spoglie di associazioni culturali – spiega ancora Ceccardi – queste realtà spesso svolgono, di fatto, attività religiose continuative”, finendo per diventare a suo avviso “veri e propri luoghi di diffusione del pensiero dell’islam radicale“; il tutto peraltro fermo restando che i centri culturali islamici “non hanno accesso all’8 per Mille” per via dell’assenza di un “accordo con lo Stato italiano”, aggirando così le “normative nazionali in materia di rapporti tra Stato e confessione religiose”.