Ormai solo il 45% della popolazione italiana si riconosce nel ceto medio: il lento declino di quella che un tempo era la classe sociale principale in Italia
Sembra essere peggiorata ancora – rispetto solamente a pochi mesi fa – la percezione degli italiani sulla loro appartenenza sociale, con il ceto medio che un tempo era quello maggiormente rappresentato nel nostro paese che sembra essere al centro di un progressivo e costante declino che ci riporta indietro di almeno 10 anni: a dirlo è un sondaggio condotto dall’istituto Demos per conto del quotidiano Repubblica, presentato proprio in queste ore da Ilvo Diamanti sulle pagine del giornale romano.
Partendo proprio dal dato più importante e significativo del sondaggio, è interessante notare che attualmente solo il 45% della popolazione italiana – almeno, tra chi ha partecipato alla rilevazione – si riconosce all’interno del ceto medio, ormai superato (pur non in modo netto) dagli appartenenti al ceto basso o medio-basso, ormai pari al 49% della popolazione; mentre – ovviamente – solo un misero e marginale 6% di inserirebbe all’interno del ceto alto o medio-alto.
Dati di per sé poco significativi, ma che diventano interessanti se aggiungiamo il fatto che solamente lo scorso anno nel ceto medio si inserirono il 50% dei cittadini del Bel paese, con uno stacco di 10 punti percentuali (naturalmente in positivo) rispetto al ceto basso e accompagnati anche da un 9% nel ceto alto; mentre riavvolgendo il nastro fino al 2006 si nota che 19 anni fa furono il 60% degli italiani a inserirsi tra le fila del ceto medio, con il 2014 che è stato l’unico anno a registrare dati peggiori di quelli odierni.
Età, genere e lavoro: chi sono gli attuali appartenenti al ceto medio secondo il sondaggio Demos
Entrando ancora più nel dettaglio dei dati raccolti da Demos, si nota rapidamente che nel ceto medio si riconoscono soprattutto gli uomini (48% rispetto al 42 delle donne) di età compresa tra i 55 e i 64 anni (52%, rispetto al 46% di ceto basso); mentre è singolare notare che sono soprattutto i cittadini tra i 45 e i 54 anni a dirsi “più poveri” con un’incidenza del 61% di persone che si riconoscere a pieno titolo nel ceto meno elevato, quasi pari al doppio (37%) di coloro che si classificano nella metà.

Non stupirà – invece – particolarmente il fatto che con l’aumento del livello d’istruzione cresce anche l’appartenenza al ceto alto (il 13% tra chi è altamente istruito, rispetto al 3% tra gli scarsamente scolarizzati) e più o meno la stessa tendenza di riscontra anche a seconda della tipologia di lavoro svolto con gli autonomi – o imprenditori, che dir si voglia -, i tecnici e i dirigenti che toccano il 60% di appartenenza al ceto medio e i disoccupati che raggiungono il 69% nel ceto basso.
