L’episodio che andrà in onda questa sera di “Ossi di Seppia. Il rumore della memoria“, il programma di Rai 1 pensato per ripercorrere le vicende più significative della storia recente, è intitolato Chernobyl, zona rossa. Un docufilm che cercherà di ripercorrere uno dei disastri nucleari più gravi di sempre. La protagonista sarà Diana Lucia Medri, che il 26 aprile del 1986 – quando il reattore scoppiò – era soltanto una bambina e viveva proprio nella cittadina della Bielorussia, che non sarebbe mai più stato un posto felice.
La storia di Diana Lucia Medri, che ha vissuto da vicino il disastro nucleare di Chernobyl da vicino, è drammatica. Quando i test al reattore numero 4 causano l’esplosione, lei e la sua famiglia abitavano a pochi chilometri dalla centrale nucleare. Qualche giorno dopo vennero evacuati insieme ad altre circa trecentotrentamila persone e reinsediati in altre zone, ma le nubi radioattive avevano già sorvolato quasi l’Europa intera. I genitori della piccola persero presto la vita e lei venne affidata a due coniugi di Codogno. È cresciuta proprio lì dove trentacinque anni dopo sarebbe stata istituita un’altra zona rossa: la prima in Italia a causa della pandemia di Coronavirus. Un vero e proprio gioco del destino.
Chernobyl, zona rossa: il parallelismo con il Coronavirus
Il parallelismo tra Chernobyl, zona rossa trentacinque anni fa, e Codogno, zona rossa all’inizio dell’epidemia di Coronavirus, è evidente. Un nemico, in entrambi i casi, invisibile. Ambientazioni spettrali, paura tra la popolazione. La protagonista della vicenda, Diana Lucia Medri, prima da bambina e oggi da donna, è stata costretta a vivere entrambe le drammatiche esperienze.
L’obiettivo di “Ossi di Seppia. Il rumore della memoria“, condiviso dalla protagonista Diana Lucia Medri, è quello di “ricordare per ricordare agli altri”. I due eventi hanno segnato il corso della storia e il modo di guardare il mondo della popolazione.