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Home » Chiesa » Vaticano » Ici, Corte Ue ‘contro’ Chiesa: “Italia recuperi tasse non pagate”/ Imu esentata, Radicali “rischio per Stato”

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Ici, Corte Ue ‘contro’ Chiesa: “Italia recuperi tasse non pagate”/ Imu esentata, Radicali “rischio per Stato”

Niccolò Magnani
Pubblicato 6 Novembre 2018 - Aggiornato 7 Novembre 2018 ore 10:27
concerto di pasqua 2022

Duomo di Milano (LaPresse)

Corte Ue, "Italia recuperi Ici Chiesa": sentenza ribalta quelle precedenti e obbliga lo Stato a recuperare una cifra stimata in 4-5 miliardi di euro. Reazioni e problemi

Un nodo interessante sulla vicenda Ici-Chiesa italiana dopo la sentenza della Corte Ue viene spiegato dal coordinatore della Presidenza del Partito Radicale Maurizio Turco, intervistato da Radio Cusano Campus: «Quei soldi che sono mancati alle casse dello Stato li hanno pagati i cittadini, questo è il dato di fondo. C’è stata una reverenza da parte dello Stato nei confronti della Chiesa […]. Papa Francesco ha sempre detto che la Chiesa deve pagare le tasse, però se non gliele fanno pagare non è che lui può autotassarsi. Se non pagano adesso scatta la procedura d’infrazione e deve pagare lo Stato, quindi i cittadini pagherebbero due volte». Insomma, ora tocca al Governo provare a richiedere con un braccio di ferro non semplice quei 5 miliardi di “mancato versamento” dell’Ici: secondo I Radicali il problema non è far fallire la Chiesa ma «non far fallire lo Stato Italiano». Detto questo, il nodo è più grande di quello che sembra: un po’ perché l’attività della Chiesa non è fine a se stessa, sebbene alcuni lo vogliano far credere, ma al 99% dei casi è volta all’assistenza sociale, all’impegno nella comunità, all’aiuto dei poveri e dei più bisognosi. Dall’altro, andare ora a stabilire quanto, come e in che modo restituire quei miliardi di euro è di difficilissima previsione con enormi valutazioni politiche ed economiche che potrebbero incrociarsi tra loro.


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ECCO PERCHÈ RESPINTO RICORSO SULL’IMU


Quasi 5 miliardi: è questa la somma che la Corte di Giustizia dell’Unione Europea ha stabilito che lo Stato italiano deve recuperare dalle Chiesa per via dell’Ici non pagata negli ultimi anni. La decisione odierna ha annullato quella della Commissione del 2012 e anche una sentenza del Tribunale della UE di due anni fa, secondo cui era impossibile recuperare quelle somme per via di “difficoltà organizzative”. Non l’hanno pensata così invece i giudici del Lussemburgo che hanno taccato le suddette e presunte difficoltà come “interne” al nostro Paese e dunque superabili; al contrario, è stato invece respinto il ricorso in merito al recupero dell’Imu (subentrato all’Ici nel 2012) dal momento che in quella tassa non erano invece previste delle esenzioni per gli immobili posseduti dalle istituzioni ecclesiastiche. Adesso resta da vedere come si adeguerà l’Italia dal momento che un mancato rispetto della sentenza aprirebbe la strada a una procedura di infrazione. (agg. R. G. Flore)


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“ALTRI ENTI RELIGIOSI SFAVORITI DA ESENZIONE”


I giudici della Corte di giustizia dell’Unione europea, annullando la decisione della Commissione del 2012 e la sentenza del Tribunale Ue del 2016, hanno sancito che lo Stato italiano deve recuperare l’Ici non pagata dalla Chiesa. Oggetto del ricorso presentato dalla scuola elementare Montessori di Roma contro la sentenza del Tribunale Ue del 15 settembre 2016, che in primo grado aveva ritenuto legittima la decisione di non recuperare una cifra che secondo stime dell’Anci si aggira intorno ai 4-5 miliardi è il periodo che va appunto dal 2006 al 2011, quando la Chiesa venne esentata dal governo Berlusconi a versare la tassa sugli immobili grazie a una deroga, poi giudicata irregolare, che interessava attività a fini commerciali e non. Come riportato dall’Ansa, i giudici nella sentenza hanno motivato la decisione ricordando che i ricorrenti erano situati “in prossimità immediata di enti ecclesiastici o religiosi che esercitavano attività analoghe” e dunque l’esenzione Ici li poneva “in una situazione concorrenziale sfavorevole (..) e falsata”. (agg. di Dario D’Angelo)


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LA RISPOSTA DELLA CEI


In merito alla sentenza della Corte di giustizia dell’Unione Europea, circa il fatto che la Chiesa debba pagare quasi 5 miliardi di euro di tasse (Imu), allo stato italiano, non versate nel periodo 2006-2011, è intervenuta la Cei, la Conferenza Episcopale Italiana, per provare a fare chiarezza e raccontare la propria versione dei fatti. «Le attività sociali svolte dalla Chiesa cattolica – le parole firmate da monsignor Stefano Russo, segretario generale della Cei – trovano un adeguato riconoscimento da parte della Corte di Giustizia Europea. La Corte, infatti, conferma la legittimità dell’Imu che prevede l’esenzione dell’imposta, quando le attività sono svolte in modalità non commerciale, quindi senza lucro». Secondo la Cei, la Commissione dell’UE avrebbe dovuto svolgere più minuziosamente le verifiche in merito all’impossibilità dello stato di recuperare le famose somme dovute nel quinquennio di cui sopra. «Abbiamo ripetuto più volte in questi anni – prosegue il vescovo – che chi svolge un’attività in forma commerciale è tenuto, come tutti, a pagare i tributi. Senza eccezione e senza sconti. Detto questo, è necessario distinguere la natura e le modalità con cui le attività sono condotte». Secondo mons. Russo, una diversa interpretazione comprometterebbe una serie di servizi a favore dell’intera collettività. (aggiornamento di Davide Giancristofaro)

“COME DAVIDE CONTRO GOLIA”


La scuola Montessori di Roma esulta come non mai dopo la sentenza della Corte Ue (qui il testo ufficiale, ndr) contro la Chiesa condannata a pagare l’Ici passata: «Siamo molto contenti, è stata una lunga battaglia, ma alla fine Davide ha battuto Golia», è il primo commento dei titolari della Scuola vincitrice del ricorso in Corte Europea. Secondo i vertici dell’istituto sostenuto sempre daI Radicali (150 studenti posizionata presso la Balduina), «Abbiamo fatto questa battaglia rappresentando l’imprenditoria laica e democratica che voleva contrastare i privilegi che distorcevano e distorcono la vita economica del paese». Ricordiamo che l’Europa richiede all’Italia il recupero dell’Ici e non dell’Imu perché in quest’ultima tassa già la Chiesa Cattolica deve versare l’imposta su tutti i fabbricati, esclusi enti no profit e non commerciali (come le stesse parrocchie, ad esempio).

UN “SURPLUS” PER LA MANOVRA ITALIANA?


Per una volta possiamo dire che l’Unione Europea ha sorriso all’Italia. Dopo mesi di alta tensione fra il Belpaese e gli stati membri, nelle scorse ore è giunta una notizia senza dubbio positiva: la sentenza della Corte UE che obbligherà la Chiesa a versare circa 5 miliardi di euro di tasse all’Italia. Soldi che il Vaticano doveva riconoscere al nostro paese sottoforma di Ici, l’imposta commerciale, ma che non ha invece mai elargito. Dopo anni di battaglie legali l’ultima sentenza è decisamente una sorpresa, e ovviamente fa sorridere il governo. 5 miliardi di euro sono quasi un terzo della prossima manovra di bilancio, soldi inattesi che potrebbero essere impiegati per ulteriore riforme, e nel contempo, rilanciare l’economia italiana. Ovviamente bisognerà attendere un eventuale ricorso della Chiesa, e i tempi per compensare il debito, ma se la “vittoria” dell’Italia venisse confermata, si tratterà senza dubbio di una buona notizia, dopo un periodo ricco di tensioni in seno all’esecutivo. (aggiornamento di Davide Giancristofaro)

“ITALIA RECUPERI ICI”


La Chiesa dovrà versare la tassa Ici non pagata all’Italia dopo il ribaltamento giunto oggi con la sentenza della Corte Ue: viene infatti annullata la decisione della Commissione Ue nel 2012 e di fatto anche la sentenza del Tribunale dell’Unione Europea nel 2016 che aveva sancito «l’impossibilità di recupero dell’aiuto a causa di difficoltà organizzative nei confronti degli enti non commerciali, come scuole, cliniche e alberghi. I giudici hanno ritenuto che tali circostanze costituiscano mere difficoltà interne all’Italia». Ecco che però questa mattina arriva la sentenza choc che riaccende la forte e storica polemica tra una parte d’Italia e la Cei sul pagamento o meno delle tasse sugli immobili: il ricorso era stato presentato alla Corte dell’Unione Europea dalla scuola Montessori di Roma contro la sentenza del Tribunale del 15 settembre 2016. In primo grado infatti era stata decisa come non legittima la possibilità di recupero di quelle tasse non versate che ammontano a circa 4-5 miliardi di euro (fonte Anci).

CHIESA-ITALIA, RESPINTO RICORSO SULL’IMU


La scuola di Roma è stata sostenuta fortemente dai Radicali: storica la loro battaglia contro la Chiesa Cattolica perché paghi l’Ici sulle proprietà non commerciali (ricordiamo che su tutte le altre la Chiesa già paga le tasse, a differenza di come ogni spesso viene presentato il caso da una certa stampa, ndr): non veniva accettato quella decisione della Commissione Ue che nel 2013 sancì «assoluta impossibilità di recuperare le tasse non versate nel periodo 2006-2011 dato che sarebbe stato oggettivamente impossibile, sulla base dei dati catastali e delle banche fiscali, calcolare retroattivamente il tipo d’attività svolta negli immobili di proprietà degli enti non commerciali, e calcolare l’importo da recuperare». Invece oggi la Corte di Giustizia ha annullato tutte le decisioni precedenti condannando l’Italia a dover richiedere subito quelle tasse non pagate: respinto invece il ricorso sull’Imu, considerate dunque legittime quelle esenzioni introdotte dal Governo Monti. La spiegazione della Corte Ue è breve ma netta: «tali circostanze costituiscono mere difficoltà interne all’Italia, esclusivamente ad essa imputabili, non idonee a giustificare l’emanazione di una decisione di non recupero». La Commissione europea, si legge ancora nella sentenza riportata da Repubblica e l’Avvenire, «avrebbe dovuto esaminare nel dettaglio l’esistenza di modalità alternative volte a consentire il recupero, anche soltanto parziale, delle somme».


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