Già diversi anni fa l’Avvenire si occupò di un particolare documento nato con l’associazione Coping International e dedicato al tema delicato nella Chiesa del celibato dei preti: più in particolare, in quel documento venivano stilate particolari linee guida (dei vescovi irlandesi, ndr) quando i preti avessero avuto dei figli (nati in precedenza o anche per “scappatelle”). Oggi però il “caso” è scoppiato dopo un articolo-“scoop” del New York Tymes che dice di aver scoperto delle regole segrete interne al Vaticano sui casi in cui i sacerdoti abbiano dei figli: lo scoop in realtà viene quasi subito smorzato durante l’odierna conferenza stampa di presentazione in Vaticano dell’imminente conferenza voluta da Papa Francesco sul tema della pedofilia (“La protezione dei minori nella Chiesa”). Un giornalista del NYT ha domandato al portavoce della Sala Stampa vaticana Alessandro Gisotti se confermasse l’esistenza delle linee guida sui questi casi particolari. «Posso confermare che queste linee guida esistono. Si tratta di un documento interno», spiega il direttore ad interim della comunicazione in Santa Sede, precisando che ai preti padri si chiede in linea di massima di lasciare il sacerdozio «per assumersi la responsabilità di genitore dedicandosi esclusivamente al figlio». Oltre all’importante risposta in merito al tema del celibato, (che di fatto continua a ribadire la Chiesa pur lasciando intendere la possibilità di “aperture” in futuro), con queste parole Gisotti replica direttamente ai colleghi Usa cercando di smorzare le sempre pressanti volontà di creare “scoop” e “scandali” proprio a ridosso di un cruciale appuntamento per il futuro della Chiesa, come la conferenza sulla pedofilia
IL DOCUMENTO “SVELATO” DAL NYT
Il quotidiano Usa ha intervistato, per il proprio reportage sul tema dei figli di sacerdoti, tal Vincent Doyle, figlio di un prete cattolico irlandese e fondatore di quel Coping International (“Children of Priests”) che già nel 2017 fu oggetto di scoop e interviste per il suo particolare caso all’interno della Chiesa Cattolica d’Irlanda. Di quella associazione fanno parte figli e figlie che nel corso degli anni hanno scoperto di essere direttamente discendenti di sacerdoti e presuli: due anni fa l’assemblea dei vescovi riconobbe con un documento ufficiale dal titolo «Principi di responsabilità per sacerdoti che hanno generato figli durante il loro ministero» alcuni punti fondamentali che di fatto parrebbero rientrare anche in quelle “regole segrete” utilizzate dal Vaticano: «le necessità del bambino devono venire per prime e un sacerdote, come ogni padre, deve far fronte alle proprie responsabilità – personali, morali, legali ed economiche. Per cui il minimo è che, appunto, il sacerdote padre non fugga dalle proprie responsabilità e le autorità ecclesiali agiscano in tal senso, anche se poi «ogni caso va esaminato con attenzione». Lo riportava nel 2017 l’Avvenire e oggi, con il NYT che rilancia l’intervista a Doyle ci sembrava doveroso fare riferimento a quanto già fosse emerso prima degli “scoop” dagli Usa. Doyle intanto ha detto al Nyt di essere venuto a conoscenza di queste linee guida «nell’ottobre del 2017 quando gli sono state mostrate dall’arcivescovo Ivan Jurkovic, l’inviato vaticano all’Onu a Ginevra. Si viene veramente chiamati ‘figli degli ordinati – ha spiegato il figlio del prete irlandese – sono rimasto scioccato per il fatto che abbiano un’espressione per questo».