Speciale Superquark, la riscoperta della natura nascosta: nella seconda puntata di Speciale Superquark, in onda su Rai Uno martedì 27 dicembre 2011, Piero Angela ci conduce in un viaggio alla scoperta della Terra grazie alle riprese effettuate da cineprese e telecamere, da cameramen, registi e documentaristi, alcuni dei quali intervengono durante la trasmissione. Il primo documentarista intervistato è Alan Root che ci racconta come è riuscito a riprendere un cobra da distanza ravvicinata o di quando lui e la moglie furono attaccati sott’acqua da un ippopotamo o, ancora di un giro in mongolfiera per fare riprese dall’alto in Africa. In quest’occasione la mongolfiera si arenò su una pietra lavica e alcuni masai intervennero in loro aiuto. Per ringraziarli il documentarista propose loro un giro in mongolfiera per il giorno successivo, ma quando il primo masai salì a bordo della mongolfiera questa prese il volo e dovettero inseguirla con il pick up facendo saltare i masai ad uno ad uno nella cesta. Alan Root ci racconta anche dell’escamotage che si inventò per riprendere una mandria di gnu in corsa: nascose una telecamera all’interno di un guscio di tartaruga riuscendo così a fare delle riprese dal basso altrimenti impossibili.
Piero Angela introduce il secondo servizio, è quello relativo a Dian Fossey la donna che studiò i gorilla e della quale viene mandata in onda una delle rare interviste rilasciate. Proprio a causa dei suoi studi la donna fu assassinata crudelmente in Ruanda dove svolgeva la sua attività di ricerca. Nel corso del servizio viene intervistato anche il fotografo e operatore che seguiva la studiosa, Bob Campbell, che ci racconta di come fossero passati da riprese periferiche a riprese sempre più ravvicinate, fino a instaurare un rapporto amichevole con i gorilla. Piero Angela paragona gli studi della Fossey a quelli di un’altra naturalista, Jane Goodall che si interessò degli scimpanzè riuscendo a provare quanto fossero vicini agli uomini. Anche Nicolas Hulot, ricorda Piero Angela, ha contribuito a farci scoprire la natura, grazie al programma Ushuaia Nature che aveva chiari intenti educativi, mirando a sensibilizzare gli spettatori sui temi ambientalisti tanto che, ci ricorda il conduttore, per ben due volte è stato candidato dai verdi in Francia. Il conduttore continua ad accompagnarci nel viaggio attraverso la natura che ci regalano le immagini, immagini che grazie alle nuove tecnologie si sono spinte verso luoghi inesplorati come sotto il pelo dell’acqua.
Il servizio successivo ci mostra le riprese di Alberto Luca Recchi degli squali. Lo studioso ci spiega come questi animali siano diversi da come ci vengono mostrati, non solo implacabili predatori, ma esseri viventi come tutti gli altri. Le sue riprese sono state possibili grazie alle riprese subacquee che si sono sviluppate negli ultimi 30 anni. Il conduttore ci spiega che proprio grazie a queste riprese è stato possibile studiare i capodogli, una specie marina di enormi dimensioni che in antichità è vissuta sulla terraferma. Grazie a delle simulazioni, oggi possiamo vedere cosa accade negli abissi, laddove le telecamere non possono arrivare. Vediamo così l’attacco portate dalle orche a un gruppo di capodogli, attacco interotto dall’arrivo di un enorme maschio di queste balene che mette in fuga i predatori.
Parlando di riprese marine non poteva mancare l’intervento di Folco Quilici che ci parla del suo Sesto continente. Salutato Quilici, Piero Angela ricorda la collaborazione, risalente al 1981, di Quark con la BBC e di come David Attemborough abbia offerto il suo contributo per la conoscenza del mondo.
In un’intervista Attemborough racconta di come abbia iniziato il suo lavoro con cineprese a molla che andavano continuamente ricaricate e di essere contento di continuare il suo lavoro oggi che è possibile lavorare con cineprese microscopiche da poter essere messe su un uccello in volo. Il suo contributo alla scoperta della natura è stato così importante che è stato dato il suo nome ad una specie di dinosauro. Anche il documentarista presentato nel servizio successivo, Alastair Fothergill, autore di Planet Earth e Frozen Earth ha offerto un valido contributo in termini di immagini della natura. Come quelle spettacolari riprese al polo dove vediamo le orche provocare onde per spezzare un pezzo di ghiaccio sul quale si è rifugiata una foca. Dopo queste spettacolari riprese, Piero Angela ricorda il compianto Angelo D’Arrigo, un deltaplanista che si è lanciato in imprese impossibili come quella di sorvolare l’Everest. E proprio di questa impresa spettacolare ci vengono offerte le emozionanti immagini. Vediamo così come l’uomo, dopo che i cavi che lo univano al velivolo che lo trascinava si erano spezzati, fosse riuscito a dominare la forza delle correnti d’aria e giungere al suo traguardo. Continua alla pagina seguente.
Le riprese successive, ci informa Piero Angela, sono completamente diverse da quelle trasmesse sino a questo punto della trasmissione, sono immagini dallo spazio, provenienti sonde e satelliti. Dall’alto la terra ci appare disabitata e nulla della natura che abbiamo visto sinora traspare. Quello che si vede bene è la sottigliezza dell’atmosfera che la circonda paragonata alle dimensioni della terra.
Con queste immagini è possibile vedere, ad esempio, la pescosità del mare vicino alle coste e le emissioni di anidride carbonica.
Ma un altro cameramen, ricorda Piero Angela, ci regala riprese dello spazio: è il telescopio orbitante Hubble con il quale vediamo stelle e pianeti, alcuni dei quali potrebbero essere abitabili e abitati, ma che non potremo mai vedere con le telecamere a causa dell’incommensurabile distanza.
Per l’ultimo viaggio torniamo sulla terra alla scoperta di popolazioni umane in via di estinzione riprese da Brian Leith nel suo documentario Human Planet (BBC).
Al termine del servizio, che ci mostra innuit che si immergono in gallerie sotto i ghiacci alla ricerca di cibo, Piero Angela si congeda ricordando la fragilità del pianeta sul quale viviamo