ANNOZERO/ Santoro dirige “Tre passi nel delirio”, in cui Lele Mora diventa politologo

- Gianluigi Da Rold

L'ultima puntata di Annozero sul caso Ruby si snoda sul solito refrain, ma questa volta il "politologo" è diventato Lele Mora. Il commento di GIANLUIGI DA ROLD

LELEMORAR400 Immagine d'archivio

Michele Santoro apre la trasmissione con un applauso di vittoria: “Annozero va avanti”, dice. E poi spiega con battute ironiche che il direttore generale della Rai, cioè il suo direttore fino a prova contraria, è stato sconfitto nei processi che riguardavano “Annozero”. Insomma, l’anomalia italiana si arricchisce del fatto che un conduttore di una trasmissione può attaccare direttamente, ancora una volta, il direttore generale della Tv pubblica da cui prende laute prebende. Evviva ! Anche per quelli che dicono che in Italia non c’è democrazia. Quindi l’annuncio novità. Su che cosa si svolgerà la trasmissione del 6 aprile 2011? Scoop incredibile: sul “caso Ruby”.
Si potrebbe aggiungere a quale punto siamo arrivati dello sceneggiato, Ma Santoro non ce lo rivela, forse si è dimenticato anche lui di quante puntate è costituito lo sceneggiato stesso. Il canovaccio è naturalmente sempre uguale con un obiettivo ben calibrato e perseguito: dimostrare che Silvio Berlusconi è concussore, corruttore e colpevole di nefandezze incredibili fino al favoreggiamento della prostituzione minorile.
Non c’è nulla di nuovo sotto il sole, nemmeno le inquadrature sui discorsi di Berlusconi, i comizi volanti di Pierluigi Bersani e le dichiarazioni singole di alcune “donne del popolo” romanesco: “Qui non se schioda nulla, ce vò la rivoluzione”. Poi sequenze di interviste a deputati reticenti, imbarazzati, aggressivi. Naturalmente i personaggi dello sceneggiato sono incredibili: Berlusconi, magistrati, escort tra cui Ruby, questure e in più non si dimentica mai Mubarak, che nessuno sa più dove sia finito.
Nel salotto di Santoro anche gli attori sono sempre gli stessi: la tonitruante Rosy Bindi, che arriva quasi all’eresia quando afferma. “Effettivamente sono diciassette anni che stiamo parlando di queste cose. C’è un problema in Italia tra politica e magistratura e Berlusconi è un figlio di Tangentopoli”.
La telecamera non inquadra la faccia del solito irridente e arcisicuro Marco Travaglio, che ha già in tasca la sua predica del giovedì sera. Alla Bindi risponde il deputato Giorgio Stracquadanio, che attacca direttamente Santoro: “Perché lei ha sguinzagliato quel ragazzotto a fare l’inviato ?”.

Ma è un giornalista, dice Santoro, “No è un ragazzotto” ribatte Stracquadanio. C’è subito aria di rissa anche tra Stracquadanio e Travaglio. La trasmissione insomma ripete all’infinito se stessa. Si discute, in punta di diritto (si fa per dire) sull’attribuzione delle competenze e quindi su Procura di Milano e Tribunale dei ministri.
Insomma compare il problema dei “conflitti di attribuzione”, concetto popolarissimo al grande pubblico televisivo, come è ben noto. Anche se piuttosto che il linguaggio dei giuristi si usa quello del bar: “Ma chi se ne frega !”, dice a un certo punto il conduttore. Compare sul banco degli accusatori anche uno degli antiberlusconiani storici, il giornalista di “La Repubblica”, Giovanni Valentini che argomenta anche lui a sproposito. Si va avanti con botta e riposta, con Stracquadanio in veste di “guerrigliero” che spezza tutti i tempi della trasmissione. Interviene Belpietro che riparte da una logica politica e da un altrettanto discorso logico. Ma non evita un piccolo battibecco con la “pasionaria” Bindi, che risponde con citazioni e con un attacco a Stracquadanio. 
Alle dieci di sera siamo già al delirio, ma non si tratta di “Tre passi nel delirio”, ma solo delirio puro. Interviene da Milano anche il “nuovo Montanelli”, il giornalista del Corriere della Sera, Gianantonio Stella, fulgido esempio al contrario di equilibrio storico e politico in questa Italia contemporanea. Stracquadanio lo becca subito con una interruzione. Stella si ammoscia un pochino e racconta episodi inconsistenti. 
Viene intervistato un fine politologo, Lele Mora. Si parla dell’enciclopedia di presunte escort. Reinterviene la Bindi per collegarsi a Stella e parla di altro. Stracquadanio riesce con abilità a scassare tutta la trasmissione e si perde il filo del discorso. Rullo di tamburi. Arriva Travaglio. Impossibile commentarlo. Solo Stracquadanio gli dà del manipolatore. Finisce a tricche e ballacche. Una volta c’era un bel film “I duellanti” di Ridely Scott, preso da racconto di Konrad. Ora abbiamo “I deliranti” di “Annozero” con la regia di Michele Santoro.





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