Piazzapulita, riassunto puntata 27 settembre 2012 (video) – Nella puntata andata in onda ieri, giovedì 27 settembre 2012, della trasmissione di approfondimento Piazzapulita, condotta come sempre da Corrado Formigli su La7, sono stati affrontati alcuni dei più caldi temi politici che in questi giorni sono al centro dellattenzione. A discutere dei vari argomenti in scaletta ci sono in studio il sindaco di Firenze e candidato alle primarie del Partito Democratico Matteo Renzi, lonorevole Ignazio La Russa del Popolo della Libertà, il professor Roberto DAlimonte, politologo ed editorialista de Il Sole 24 Ore, il giornalista di La Repubblica Massimo Giannini e il fondatore nonché direttore di Pubblico Luca Telese. Nella prima parte della trasmissione Formigli intervista Matteo Renzi per capire quali sono le idee che animano la candidatura del giovane rottamatore: la prima domanda verte sulla notizia di giornata, ossia lannuncio o per meglio dire lapertura da parte dellattuale premier Mario Monti di poter prendere seriamente in considerazione una sorta di governo-bis qualora gli venga richiesto. La domanda nello specifico è: come vede Renzi questa possibile situazione allorizzonte? Il sindaco di Firenze si mostra piuttosto contrario per almeno un paio di ragioni: la prima riguarda il fatto che, se davvero Monti ha intenzione di ricoprire nuovamente il ruolo di presidente del Consiglio, allora dovrà candidarsi e tener conto di ciò che vogliono gli italiani. La seconda ragione è che non è possibile pensare che qualcuno si candidi alla primarie, magari vincendole, e poi riesca anche a vincere le elezioni politiche e poi candidamente si faccia da parte. La terza ragione è che è giunta lora che la politica torni a fare la politica e quindi a governare il paese. Infine, Renzi crede che Monti abbia detto queste cose per dare maggiore stabilità ai mercati, già di per sé influenzati da quello che sta succedendo in Spagna. Restando sul tema Monti, la riflessione adesso riguarda il giudizio su ciò che il premier ha fatto in questi 10 mesi di governo. Renzi ammette che Monti ha effettivamente ridato credibilità e solidità al Paese, ma senza dubbio ha battuto il ferro troppo sul ceto medio e sulle piccole e medie imprese, impoverendole in maniera importante. A questo punto scatta la domanda: quali sono le prime tre cose che Renzi farebbe se dovesse insediarsi al Governo? Il giovane democratico risponde che la prima sarebbe destinare 20 miliardi di euro allaumento della busta paga di tutti i lavoratori che percepiscono meno di 2 mila euro al fine di dare più potere di acquisto e di rimettere in mondo leconomia reale. La seconda riguarda una gestione più efficace dei fondi europei: in pratica lItalia può disporre di circa 99 miliardi di euro di fondi che, guardando i relativi dati, vengono utilizzati in maniera abnorme e in certi casi addirittura sprecati. Renzi utilizzerebbe almeno 1/5 del totale e cioè 20 miliardi, per garantire circa 250 miliardi di credito alle piccole e medie aziende che in questo momento sono in particolare difficoltà. Infine, vorrebbe affrontare quella che definisce la questione femminile del Paese e ossia dare la possibilità alle donne di accedere al mondo del lavoro più facilmente, ad esempio aumentando la percentuale di asili nido che oggi è fermo al 12,8% e portarla al 30% per dare maggiore libertà alle donne e creare contemporaneamente 90 mila nuovi posti di lavoro. Nella seconda parte del programma si torna a parlare di legge elettorale e ddl anticorruzione. Renzi vorrebbe una legge come quella esistente che senza dubbio darebbe una vittoria certa a una colazione rispetto ad unaltra e contemporaneamente garantirebbe la governabilità del Paese. Su questo argomento si dice abbastanza daccordo anche La Russa. Per quanto riguarda il disegno di legge anticorruzione vengono mostrate le immagini di Monti impegnato in un conferenza stampa durante la quale denuncia come alcune forze politiche si mostrino poco interessate a portare avanti questo discorso. A tal proposito Renzi fa presente un paio di cose che vorrebbe fare quanto meno per abbassare le spese della politica, ossia togliere i vitalizi sia ai parlamentari che ai consiglieri regionali e rivedere il cosiddetto patto di stabilità che toglie tanti soldi ai comuni a favore dello stato. Impossibile parlare di anticorruzione e non sfociare nel cosiddetto Laziogate che, stando alle ultime dichiarazioni rese dalla ex governatrice Polverini, ha avuto inizio per una faida interna nel Popolo della Libertà. A tal proposito, è molto interessante la teoria avanzata dal direttore di Pubblico, Luca Telese, secondo cui tutto è nato dal fatto che la lista del PDL nel Lazio è stata esclusa dal Tar e, siccome molti candidati avevano già investito molti soldi per la campagna elettorale, per tenerli buoni sono stati promessi loro dei ritorni una volta vinte le elezioni. Non a caso, dice Telese, tantissime consulenze risultavano essere fatte con ditte esterni che erano riconducibili a mancati consiglieri. Di riflesso viene discusso anche il caso della Nicole Minetti che non ne vuole proprio sapere di dimettersi e si continua a prestare ad attività che hanno poco a che fare con la politica, come ad esempio le recenti sfilate di moda.