Nel ricco palinsesto televisivo del venerdì sera, in cui la concorrenza è quanto mai agguerrita, Quarto Grado il programma di cronaca nera condotto da Gianluigi Nuzzi e Alessandra Viero che cerca di fare luce sui casi insoluti si conferma essere un prodotto molto amato e seguito dal pubblico televisivo. Continua il trend positivo del format che ieri sera ha conquistato la bellezza di 1.888.000 telespettatori totali con un piccolo dascolto del 13.61% in concomitanza con lintervista esclusiva a Michele Misseri.
Ieri sera, in prima serata su Rete 4, è andata in onda una nuova puntata di Quarto Grado, il programma condotto da Gianluigi Nuzzi e Alessandra Viero. I tre casi di cronaca sui quali ci si è concentrati in questa serata sono stati il delitto di Avetrana, la scomparsa di Roberta Ragusa e quella di Elena Ceste. Come sempre, erano presenti in studio la giornalista Barbara Palombelli, il criminologo Massimo Picozzi e il generale Luciano Garofano. Il tema conduttore dell’intera puntata è stato quello del perdono, il perdono che si può concedere a chi tradisce, a chi mente, ma anche a chi uccide? Partendo da queste domande, ecco che si parte dalla scomparsa di Elena Ceste, la mamma di Costigliole d’Asti che ha fatto perdere le sue tracce e per la quale è stata aperta dalla procura un’indagine per istigazione al suicidio. Insieme all’esperta, Alessandra Viero ha cercato di capire quali forme di istigazione al suicidio siano previste dalla legge. Abbiamo visto dunque come l’istigazione possa essere semplicemente psichica o addirittura materiale, con indicazione alla persona in questione anche dei modi per poter porre fine alla propria vita. Intanto si cerca di ricostruire le vicende di quella mattina in cui Elena è scomparsa da casa e si prendono come base le parole di suo marito Michele, il primo ad accorgersi che la moglie non c’era più dopo essere rientrato dall’aver accompagnato i figli a scuola. Sappiamo sempre dal racconto di Michele che la notte precedente era stata piuttosto tormentata per Elena, la quale aveva anche implorato suo marito di non portare i figli a scuola quella mattina perché qualcuno li avrebbe tenuti sotto controllo. Secondo il parere di Barbara Palombelli, la stranezza si rintraccerebbe proprio nel comportamento successivo di Michele, il quale non solo avrebbe comunque portato i bambini a scuola, ma avrebbe deciso anche di lasciare sola sua moglie a casa, nonostante le forti preoccupazioni che la donna aveva manifestato. L’inviata di Quarto Grado ha avuto modo di parlare anche con Paolo, l’ex fidanzato di Elena, che aveva riallacciato con lei i contatti di recente tramite Facebook e che ha detto di non aver notato nulla di strano nelle loro chiacchierate in chat. Restando in tema di scomparse, altro caso ancora al centro dell’attenzione è quello di Roberta Ragusa. Era una sera d’inverno del 2012 quando la donna, madre di due figli, si allontanò improvvisamente dalla sua casa di Gello, in provincia di Pisa, a quanto pare addirittura in pigiama. Inizialmente si pensò che potesse essersi allontanata in seguito ad un vuoto di memoria susseguente ad una caduta, ma ben presto si capì che dietro la sua scomparsa c’era ben altro. Il marito di Roberta, Antonio Logli, non vuole parlare, ma è probabile che la procura di Pisa chiederà ora il rinvio a giudizio e nei suoi confronti ed esiste il rischio concreto che l’accusa possa essere quella di omicidio volontario e distruzione di cadavere. Il padre di Antonio, Valdemaro Logli, è convinto che sua nuora si sia allontanata volontariamente da casa, ma anche lui è indagato. In più, sarebbe emerso che un dipendente dell’autoscuola dei Logli sarebbe andato a realizzare dei filmati in via Gigli prima ancora che si rendesse noto che il testimone Loris Gozi aveva visto qualcosa la sera della scomparsa di Roberta. Nella vicenda è poi coinvolta anche Sara, altra dipendente dell’autoscuola e amica stretta di famiglia da molti anni, che si è scoperto essere l’amante di Logli e che ora vive con lui e ha preso il posto di Roberta anche nel crescere i suoi figli. Altra storia davvero drammatica è quella che vede coinvolto l’infermiere sessantanovenne Angelo Stazzi, il quale uccideva gli anziani pazienti di una casa di riposo somministrando loro delle dosi mortali di insulina. Ben sette sarebbero state le sue vittime e per questo è stata chiesta per lui la pena dell’ergastolo. Il momento forte dell’intera puntata è stata l’intervista esclusiva a Michele Misseri, lo zio di Sarah Scazzi che è tornato a parlare davanti alle telecamere per esprimere il suo parere in merito alle motivazioni, recentemente divulgate, della sentenza di condanna di sua figlia Sabrina e di sua moglie Cosima. Michele, che ha detto di essersi fatto crescere i baffi in segno di lutto ha subito speso alcune parole per suo nipote Cosimo, che lui continua a considerare innocente e che al momento, dice, sta molto male. La sua preoccupazione maggiore è comunque nei confronti di sua figlia Sabrina, che soffre in carcere per via della condanna che le è stata inflitta e ora dovrà aspettare che si arrivi in cassazione. Michele non capisce perché ci si sia accaniti contro di lei pensando che dovesse avere un movente per uccidere Sarah e vorrebbe che i giudici gli credessero, perché, dice, non avrebbe mai aiutato sua figlia a nascondere un corpo solo per coprire la sua colpevolezza. Michele inoltre sostiene di avere in testa una sorta di buco nero riguardo a ciò che accadde quel giorno in cui Sarah morì e di non saper dire neanche cosa lo avrebbe portato a uccidere sua nipote. Proprio per questa ragione egli ha già chiesto e continuerà a richiedere di essere sottoposto a una perizia psichiatrica, in modo tale da riuscire a capire bene cosa sia davvero accaduto. Eppure i giudici, sempre secondo le motivazioni rese note, sono convinti che il movente dell’assassinio di Sarah possa rintracciarsi nel suo essere venuta a conoscenza di un qualche segreto della famiglia Misseri che le due donne di casa avrebbero voluto impedire che venisse rivelato.
Questa sera, durante la nuova puntata di Quarto Grado, verrà trasmessa l’intervista esclusiva che Michele Misseri ha rilasciato all’inviata Videonews Ilaria Cavo. Lo zio di Sarah Scazzi, la giovane assassinata il 26 agosto 2010 ad Avetrana, commenta il movente di cui si parla nelle motivazioni della sentenza depositate dalla Corte d’Assise di Taranto: secondo i giudici, la quindicenne sarebbe stata uccisa perché venuta a conoscenza di un segreto indicibile della famiglia Misseri. “E chi siamo? La ‘ndrangheta? La più grossa malavita dell’Italia? Tutti ci hanno sempre descritto bene poi, tutto a un tratto, siamo diventati una ‘ndrangheta?”, dice Michele Misseri. “Non c’era nessun segreto”, prosegue l’uomo, spiegando anche che “quel buco nero di cui hanno parlato, quel giorno io l’avevo in testa. Ho chiesto una perizia psichiatrica, ma non mi è stata concessa. Non ricordo come sia successo, quando ho messo la corda… Sarah non mi aveva fatto niente. Perché l’ho uccisa? Nel prossimo grado di giudizio chiederò ancora una perizia: voglio sapere quel che ho in testa…”. Misseri si dice poi preoccupato per la figlia: “Sta male. Non ce la farà.. Io cerco di resistere. Se Sabrina non reggerà fino alla Cassazione, nemmeno io ci sarò più sulla faccia della terra. Ho detto a mia figlia che se fosse stata un’assassina l’avrei aiutata, non l’avrei abbandonata. Ma in ogni caso, non mi sarei assunto la sua responsabilità e non l’avrei aiutata a seppellire un corpo”.
Questa sera, venerdì 28 marzo, alle ore 21.15, su Rete 4 va in onda una nuova puntata di “Quarto Grado”, il programmo condotto da Gianluigi Nuzzi e Alessandra Viero. Al centro dell’appuntamento il caso di Avetrana. Secondo la Corte d’Assise di Taranto, Sabrina Misseri “aveva un movente per commettere il delitto”, che non può essere ascritto alla gelosia. In un’intervista esclusiva Michele Misseri, lo zio di Sarah Scazzi e padre di Sabrina, rompe il silenzio per parlare del nipote Cosimo. Michele Misseri commenta anche le motivazioni contenute nella sentenza che ha condannato all’ergastolo la figlia Sabrina e la moglie Cosima Serrano. Si torna a parlare della scomparsa di Elena Ceste: il marito della donna, Michele Buoniconti, che si difende dai sospetti. Spazio anche al caso di Roberta Ragusa: il marito Antonio Logli è il maggior indiziato e per lui la Procura chiederà il rinvio a giudizio con l’accusa di omicidio.