Pierina Paganelli uccisa e “ricomposta” in due tempi: l’ipotesi di un omicidio in più fasi è centrale nello scenario ricalcato dai legali della famiglia della 78enne, e non sembrerebbe affatto peregrina agli occhi degli investigatori. A suggerire un quadro del genere sono parecchi elementi proveniente proprio dal teatro dei fatti, l’area sotterranea dei garage di via del Ciclamino, a Rimini, dove la donna è stata assassinata con 29 coltellate.
Il killer che torna sulla scena del crimine per agire una messinscena o ripulire da eventuali tracce che lo inchioderebbero, oppure l’intervento di un complice nella fase successiva al delitto per contribuire al depistaggio e alla cancellazione di ogni possibile indizio a carico: sono queste le due trame principali che emergono dall’esame dei luoghi e del corpo della stessa Pierina, sui quali manca finora la “pistola fumante” per incastrare l’unico indagato, Louis Dassilva.
Dettaglio non secondario, le tempistiche: il periodo intercorso tra l’azione omicidiaria (intorno alle 22:15 del 3 ottobre 2023) e il ritrovamento del cadavere dichiarato dalla nuora Manuela Bianchi (amante del senegalese arrestato con l’accusa di essere l’assassino) è assai consistente. Si parla di molte ore nelle quali uno o più soggetti eventualmente coinvolti avrebbero potuto “fare e disfare” praticamente ogni cosa riducendo ai minimi termini il rischio di essere visti.
Pierina Paganelli, il mistero del corpo ricomposto dopo l’efferato delitto e degli oggetti rimessi nella borsetta
C’è poi il nodo del corpo di Pierina Paganelli ricomposto e della gonna tagliata con una lama perfettamente pulita dopo la sequenza di coltellate in rapida successione che, necessariamente, devono aver prodotto una copiosa fuoriuscita di sangue. L’assassino avrebbe agito bardato dalla testa ai piedi per evitare di depositare le proprie tracce e di portarne con sé di compromettenti, ma non solo.
Dopo aver ucciso Pierina Paganelli, essersi disfatto di indumenti e arma del delitto, potrebbe essere tornato sul posto per dare al corpo quella singolare posa rilevata al momento della scoperta dell’accaduto o, più agevolmente, essersi servito dell’aiuto di un complice per la fase successiva all’omicidio. La testa della vittima adagiata sulla benna di un giocattolo, oltre la porta tagliafuoco dei box auto e prima delle scale che conducono agli appartamenti, i capelli completamente tirati indietro a stravolgerne il consueto aspetto, la gonna sollevata a esporre il pube.
C’è inoltre il giallo della borsetta di Pierina Paganelli, contenente oggetti che durante l’azione omicidiaria sarebbero caduti per essere poi rimessi all’interno dello stesso accessorio, sporchi di sangue, in un secondo momento. In tutto questo, non ci sarebbero evidenze dell’unico indagato sulla scena e si cerca di capire a chi appartengono i due Dna femminili isolati di recente sui vestiti della 78enne.