C’è grande curiosità per la partecipazione di Carlo Gervasoni a OpenSpace, il talk show condotto da Nadia Toffa che debutta stasera, domenica 11 ottobre 2015, su Italia 1. L’ex giocatore di calcio radiato per il calcio scommesse è infatti tornato a far parlare molto di sè nelle ultime ore per l’intervista in cui ha confessato tutte le sue responsabilità nei fatti che hanno portato alla sua espulsione dallo sport. Una intervista che non fa altro che confermare il livello di corruzione che ormai distingue anche il nostro calcio e tale da far riflettere sull’invasività dei fenomeni di questo genere in un Paese come il nostro che evidentemente fa troppo poco per opporsi agli stessi. Nato a Legnano, nel gennaio del 1982, Carlo Gervasoni ha svolto il suo addestramento tecnico nelle giovanili del Como, facendo il suo esordio in prima squadra a soli 17 anni, in terza serie. Difensore roccioso, non provvisto di grande tecnica, ma comunque capace di garantire un discreto rendimento, negli anni a seguire ha girato in lungo e in largo la penisola vestendo un gran numero di maglie. Tra le squadre in cui ha militato vanno ricordate il Sudtirol, il Verona, il Bari, l’AlbinoLeffe, il Mantova, la Cremonese e il Piacenza. Una carriera interrotta nel corso del 2011 dal suo deferimento per aver truccato una gara in concorso con Cristiano Doni, dell’Atalanta. Proprio nel corso di quella partita lo stesso Gervasoni ha provocato un rigore a danno della sua squadra, segno evidente del suo coinvolgimento. La gara in questione, però, è ben presto finita nell’occhio del ciclone, grazie alle intercettazioni predisposte dalle forze dell’ordine, allertate con tutta evidenza da qualche segnalazione. Nelle successive fasi dell’inchiesta, le responsabilità di Gervasoni sono emerse con sempre maggior chiarezza, sino a spingere la procura sportiva a chiedere una pena di 5 anni. Il suo arresto e la collaborazione con le autorità giudiziarie lo hanno però successivamente portato da un lato ad evitare il carcere, con il rilascio degli arresti domiciliari, e dall’altro alla definitiva radiazione. Le parole da lui pronunciate nell’intervista rilasciata, riportate fedelmente dalla Gazzetta dello Sport, sono state molto precise. Gervasoni ha infatti ammesso di aver truccato almeno una decina di gare in cui era impegnato e di essersi adoperato per alterare i risultati di molte altre in cui invece non era in campo. Un ruolo in cui ha trovato uina rete molto estesa di complicità, in particolare da giocatori italiani, più facili da corrompere rispetto ai colleghi stranieri. Almeno una sessantina i giocatori che secondo Gervasoni lo avrebbero aiutato a truccare le gare in questione, a dimostrazione della profondità di un fenomeno che ha messo a serio rischio le fondamenta stesse dello sport più amato dagli italiani. Nella stessa intervista l’ex giocatore ha almeno mostrato segnali di pentimento, ricordando che i suoi atti sono stati motivati solo ed esclusivamente dai soldi e di non cercare quindi alcuna giustificazione, anche in considerazione del fatto che nella sua carriera aveva avuto modo di guadagnare anche bene. Ha anche aggiunto che pur essendo pentito, se non fosse stato fermato, grazie alle intercettazioni, con ogni probabilità avrebbe continuato a giocare e, magari, ad aggiustare gare in combutta con l’organizzazione criminale cui faceva riferimento. Parole molto crude che fanno ampiamente capire come il fenomeno degenerativo di cui è stato oggetto il calcio rimanga difficile da estirpare proprio a causa dell’assenza di scrupoli anche da parte di persone che in fondo non avrebbero bisogno di ricorrere ad atti illeciti per guadagnare.