Scritto da Bryan e Craig Schulz con Cornelius Uliano, il film di Steve Martino sembra una sorta di bignami per chi non conosce la mitologia dei Peanuts. La recensione di EMANUELE RAUCO
Se Charles Schulz non aveva mai dato il permesso di realizzare una versione cinematografica delle sue strisce dedicata ai Peanuts, un motivo c’era: la delicatezza, lo spessore filosofico, la costruzione dei personaggi poteva essere facilmente tradita da Hollywood. E anche gli special televisivi, controllati seppure a distanza, non riuscivano a rendere del tutto gli amari sorrisi di Charlie Brown e soci. A 15 anni dalla morte del creatore, gli eredi di Schulz hanno affidato a Steve Martino e agli animatori dei Blue Sky Studios (L’era glaciale) il compito di realizzare Snoopy & Friends e con qualche difficoltà hanno portato a casa la missione.
Charlie Brown è un ragazzo volenteroso, ma anche il più sfortunato della città. Il nuovo anno scolastico lo vedrà impegnato in una missione pericolosa: conquistare il cuore della bella ragazzina coi capelli rossi sfidando la propria timidezza. Intanto Snoopy comincia a comporre il suo romanzo, in cui lotta nei cieli contro il Barone rosso.
Scritto da Bryan e Craig Schulz con Cornelius Uliano, Snoopy & Friends sembra una sorta di sunto, di bignami per chi non conosce la mitologia, i tormentoni e l’essenza dei Peanuts, prendendo elementi primigeni della mitologia dei personaggi e storie caratteristiche per mettere insieme un racconto a misura di bambino, fatto di sketch, piccoli ritratti e soprattutto valori quotidiani eppure preziosi.
Il film di Martino – realizzato mescolando stereoscopia, computer grafica e animazione tradizionale, con tocchi di matita sulle figure tridimensionali – cerca di restare fedele allo spirito più lieve e sorridente di Schulz e dei suoi personaggi racconta la piccola odissea di un indomito, di un ragazzo gentile e ostinato che, mescolando determinazione e timidezza, amore per gli altri e rispetto per se stesso, prova a ottenere ciò che vuole, nonostante tutto e tutti paiono essergli contro. Un racconto in qualche modo morale senza moralismo, senza le sottolineature e il bisogno educativo di molto cinema animato, ma quasi un atto d’amore al contempo tenero e ironico verso quell’umanità in potenza che sono i bambini (geniale la connotazione dei grandi, che parlano come tromboni e non si vedono mai).
Certo, Snoopy & Friends resta sulla superficie dell’universo Peanuts – tanto profondo da scomodare saggi di illustri letterati tra cui Umberto Eco – e i tocchi per renderlo attuale e appetibile ai piccoli contemporanei (le mirabolanti avventure 3d di Snoopy, le canzoni di latin-pop) possono far storcere il naso, ma il film di Martino è un antidoto dolce, divertente e sincero contro i racconti raffazzonati e l’animazione isterica di molti prodotti, televisivi e cinematografici, per bambini, capace di comunicare ed emozionare.
Un prodotto molto atteso dai fan e che si trova a dover dimostrare la propria attualità in un contesto molto diverso da quello in cui i Peanuts hanno prosperato: ci riesce soprattutto perché capace di risvegliare l’affetto di chi i Peanuts li ha sempre amati e stuzzicare quello di chi non li conosceva, di unire i bambini e i genitori. Con una grazia non semplice da ritrovare.