Va in onda stasera su Rai Tre il documentario “Quando c’era Berlinguer” di Walter Veltroni che offre un ritratto a tutto tondo dello storico leader del Partito Comunista Italiano. Enrico Berlinguer nasce il 25 maggio del 1922 a Sassari, dove trascorre i suoi primi ventanni frequentando il liceo classico Azuni e successivamente iscrivendosi alla facoltà di Giurisprudenza. Vicino agli ambienti studenteschi di sinistra, nel 1943 prende la tessera del PCI cominciando ben presto la sua lotta antifascista nellItalia di Badoglio preda di profondi contrasti sociali e civili che non di rado sfociano in episodi degni di una guerra civile. Per questo motivo, nel 1944 viene arrestato con laccusa di fomentare gli scontri; trascorre quattro mesi in prigione, dopo i quali si trasferisce con la famiglia prima a Roma e poi a Milano. La carriera politica vera e propria comincia solo 1948, quando, a soli ventisei anni, entra a far parte delle direzione del partito, riuscendo lanno dopo a diventare segretario generale della FGCI, la Federazione giovanile comunista, che lascerà nel 1956, un anno prima di sposare quella che è la donna della sua vita, Letizia Laurenti, dalla quale avrà i figli Bianca, Laura e Marco, tutti e tre giornalisti. Nel 1958 Berlinguer fa il suo ingresso nella Segreteria accanto al vicesegretario Luigi Longo. Da quel momento in poi Berlinguer diventa amico e punto di riferimento privilegiato di Togliatti, che mostra subito di fidarsi di lui al punto che nel 1960 gli propone il posto di Giorgio Amendola come responsabile dell’organizzazione del partito. Negli anni successivi, Berlinguer si trova a dover mediare e sedare forti contrasti interni al partito, forti tensioni tra correnti che culminano nel 1969, quando, a Mosca, nel corso dellInternazionale comunista dichiara che i comunisti italiani si dissociano completamente dalla corrente stalinista. In Italia, Berlinguer è ormai il punto di riferimento privilegiato della sinistra italiana, nel 1972 Berlinguer diventa segretario del PCI e, seguendo le orme di Togliatti, sceglie la strada della collaborazione con le altre forze sociali, compresa quella cattolica. Nel 1976, dimostrando per lennesima volta polso e coraggio, rompe definitivamente con il Partito Comunista sovietico, scegliendo di difendere la democrazia e del pluralismo, rivendicando al contempo l’autonomia del PCI dall’URSS e condannando con forza le ingerenze di questultima nella politica degli altri Stati che gravitavano sotto la loro influenza. Nel 1976, il PCI del politico sardo fa parte del primo governo di solidarietà nazionale che vede come componente dominante quella democristiana. Si tratta di un compromesso storico senza precedenti, che tuttavia non viene premiato dagli elettori, perché alle elezioni del 1977 il PCI subisce un brusco calo. Lanno dopo, Berlinguer incontra il leader democristiano Aldo Moro, con cui aveva costruito il governo di solidarietà nazionale, e gli chiede di favorire lingresso dei comunisti nel governo. Ma lopposizione della destra, dei cattolici e degli USA è fortissima, e lo stallo si risolve nella maniera peggiore, con il rapimento e luccisione di Moro da parte delle Brigate Rossa. Con la morte del leader democristiano, tramonta ogni speranza di un governo di solidarietà nazionale, e il PCI è nuovamente relegato allopposizione. Nel 1981, intervistato da Eugenio Scalfari, Berlinguer si scaglia contro la classe politica italiana, accusandola di corruzione e sollevando la cosiddetta “questione morale”, ancora tristemente attuale. Questintervista unanalisi lucida e tristemente veritiera della realtà politica nazionale è il suo testamento morale, leredità ultima di un grande politicho che morirà l11 giugno 1984 a Padova a causa di un ictus che lo colpisce mentre sta chiudendo la campagna elettorale per le elezioni europee.