Si conclude questa sera con un ultimo episodio Cucine da incubo 3. La missione finale di Antonino Cannavacciuolo sarà salvare il ristorante “L’altro sostegno” di Roma. Lo chef dovrà vedersela con un titolare disordinato che abbandona le padelle sul fuoco per salutare i clienti in sala, un cuoco-chimico di origine ucraina che gioca a fare l’alchimista col cibo e uno staff di sala completamente inesperto e senza guida. Anche questa volta lo chef Cannavacciuolo sarà capace di mettere il locale sulla strada giusta con i suoi efficaci consigli e la sua volontà ferrea.
Lo chef Antonino Cannavacciuolo tornerà su Fox Life questa sera, martedì 30 giugno 2015, per l’ultimo appuntamento con Cucine da incubo 3. In attesa di scoprire cosa accadrà in questo finale di stagione, ecco cos’è andato in onda settimana scorsa. Cannavacciuolo si reca a Bergamo bassa. Qui c’è un locale di nome Il Borgo, che ha una posizione molto centrale, eppure non riesce a superare la dura crisi che sta attraversando. Il titolare si chiama Carlo, e ha iniziato a lavorare in questo locale con sua madre. Erano poche persone all’inizio, e col tempo, rimasto solo, la voglia è andata sempre più scemando. Attualmente infatti lui si dedica alla sua vera passione, la bicicletta. Ogni mattina la prende e sparire per ore, per poi arrivare soltanto nel pomeriggio al suo ristorante. Il risultato è ovvio, ovvero la totale mancanza di disciplina e ordine nel locale, con il servizio che non può che risentirne. Quando Cannavacciuolo arriva trova alcuni clienti e una cameriera per servirlo, anche se dimentica il menù. Non si parte al meglio, e i piatti proposti non sono incoraggianti. Si passa rapidamente dalla tradizione, che dovrebbe rappresentare l’anima del locale, alla sperimentazione più profonda, con tanto di carne di canguro e struzzo. Cannavacciuolo non ci crede, ma ovviamente ordina anche questi due piatti. In cucina c’è Ines, straniera come la maggior parte di chi presta servizio qui, e formatasi in cucine francesi. Tutto ciò che usa però è materiale pronto, che semplicemente viene assemblato, e anche male, data la poca voglia. Ha discusso con Carlo tempo fa e questo ha rovinato tutto. Le sue ore sono state dimezzate, e ora alle 14 va via. Non riesce infatti a completare le comande di Cannavacciuolo, che ha finalmente conosciuto il proprietario, proprio perché deve lasciare la cucina. Carlo però le dice che se va via ora è licenziata. Lei piange e va a salutare lo chef, che però la trattiene, e inizia a parlare con tutti. Dice a Carlo che deve preoccuparsi del locale, e che il suo sorriso da guascone è indice di poco interesse, soprattutto mentre c’è chi piange davanti a lui. Ne ha da dire però anche a Ines, che qualitativamente deve migliorare. La prima cosa da fare però è cambiare carne e tornare alla tradizione. Certo però il primo servizio disastroso è d’obbligo, e così ci si vede la sera. Ovviamente tutto ciò che potrebbe andare storto va storto. Cannavacciuolo neanche vuol vedere i prodotti già pronti in scatola, e prova a nasconderli, ma ovviamente vengono utilizzati. Ines cucina ancora senza voglia e la qualità dei piatti ne risente tantissimo. Molte cose tornano indietro e inoltre la lentezza è la parola d’ordine. C’è gente a tavola che ha trovato capelli nel piatto, ed altri che hanno visto amici finire di mangiare, mentre loro ancora attendono. Carlo fa il piacione intanto, sedendosi e scehrzando con le belle ragazze. Per lui è un passatempo, non un lavoro, e in cucina si fanno il sangue amaro. Si urla e litiga di continuo. I camerieri sono stressati perché è orribile fronteggiare la clientela amareggiata, mentre in cucina Ines s’arrabbia per le comande poco chiare. L’unica soluzione è un’operazione precisa su ognuno di loro. Si parte da Carlo, intercettato da Cannavacciuolo all’uscita di casa, poco prima di andare a fare il solito giro in bici. Era già pronto lui, con tutina e casco, senza neanche lontanamente l’idea di andare ad aprire il ristorante. Lo chef lo va cambiare e lo fa salire in un furgone, che lo porta in giro. Arriva fino a Milano, ma non sa dove stia andando. Cannavacciuolo lo chiama e gli dice che non ha meta, come i suoi dipendenti, privi di una guida. A questo punto parte la vera missione, ovvero affidarsi a una professionista, che lo sottopone ad alcuni esercizi. Lui in pratica supererà varie prove che presuppongono l’affidarsi del tutta un’altra persona, e dunque a una guida capace. Ines intanto in cucina ha fatto un po’ di spesa, così da preparare un piatto a suo gusto allo chef, che apprezza molto. Nota che lo stile va ancora affinato, ma i sapori ci sono. Prova allora a portare lo staff in strada, dove propongono alle persone un misto di tradizione ed etnicità. La gente apprezza e lo esprime con un sistema di palline. Gialla se si è apprezzato il piatto, bianca se è stato pessimo. Qualche pallina bianca c’è, soprattutto da parte di persone anziane poco avvezze alla sperimentazione. La vittoria delle gialle però è palese. Ines riprende coraggio, mentre Carlo ha deciso di rimboccarsi le maniche finalmente. Il locale viene rinnovato come al solito, e lo staff ne è sorpreso. Il cambiamento è totale, dalle pareti ai dettagli. Tutti sono pronti a dare il massimo e finalmente arrivano i tanto agognati complimenti da parte dei clienti. I piatti sono ben costruiti e rappresentano un’esplosione di sapori. Per confermare il tutto Cannavacciuolo fa scrivere dei commenti su una lavagnetta, e di certo tutti torneranno a provare la loro cucina che, come dice lo chef, è il senso del loro lavoro. Non manca però qualche screzio in cucina. Ines ha un carattere forte. Sbaglia a capire una comanda, da lasagne diventa castagne, e prende male una battuta dalla sala. A questo punto Cannavacciuolo non può far altro che chiamare Carlo, che interviene per una volta ed è in grado di placare gli animi. Sarà un duro lavoro ricompattare il gruppo, ma questa è di certo la strada giusta. I saluti finali vengono fatti come al solito col sorriso, con Ines che non intende lasciar andare lo chef senza un doveroso abbraccio. Cannavacciuolo ce l’ha fatta ancora.