La serie tv ideata da Bruce Graham e ispirata ai romanzi di Debbie Macomber ci ha tenuto compagnia in questa stagione televisiva per la terza volta, nella prima serata di Rai 1. L’esordio un po’ in sordina di “Cedar Cove” aveva incuriosito poco più di due milioni di telespettatori, e finito poi per perdere anche quei pochi affezionati. Questa terza puntata non lascia ben sperare, i toni piatti e le storie amorfe difficilmente riusciranno a raccogliere proseliti, il terreno da recuperare sembra ormai troppo e il destino della serie appare segnato. In questo ultimo episodio Cedar Cove è stata, come sempre, teatro di tafferugli familiari, vicende giudiziarie delicate, amori complicati e torbidi misteri. Peccato che in famiglia si discuta sempre delle solite cose, in amore si fatichi a creare un intreccio interessante, per quanto sia una delle dimensioni più aperte all’esplorazione. Il tribunale trabocca di luoghi comuni con Olivia e la sua aura di principessa buona a salvare i contendenti dalla loro infamia o irragionevolezza. E infine il mistero. Una componente che dovrebbe far da padrona ma che invece latita. Formalmente c’è, perché di casi misteriosi sulla carta ce ne sono, le persone scompaiono e muoiono come se piovesse, ma di fatto più che torbidi i misteri risultano taciti e aleatori. Risolti in un baleno e archiviati ancor più velocemente, non hanno il tempo di creare suspense ma soprattutto l’ardire di coinvolgere lo spettatore in un intreccio giallo che sia logico e sensato, e che abbia le sembianze di una storia. L’uomo misterioso e deceduto della puntata che prometteva una vicenda travagliata, dalle mille e una notte, altro non era che un normale uomo morto di infarto. Tra la recitazione sommaria e gli eventi che non hanno la forza di esplodere, tutto scorre troppo placidamente a Cedar Cove e anche laddove si potrebbe scavare per dare spessore alle vicende, si preferisce restare in superficie e godersi l’arcobaleno, che arriva sempre troppo in fretta. (Chiara Temperato)