Solitamente le uscite cinematografiche estive non brillano per qualità, ma talvolta nel mare può nascondersi una piccola perla. È il caso di Güeros, che con discutibile ritardo giungerà nelle sale italiane oggi, giovedì 23 giugno, due anni dopo aver vinto il prestigioso Orso d’Oro al Festival di Berlino 2014 come miglior opera prima. Il lungometraggio segna il promettente esordio alla regia del messicano Alonso Ruizpalacios (che segue ad una lunga carriera in teatro) e si avvale di un cast di attori tutti provenienti dal Paese centroamericano, che qui offrono una prova davvero convincente. Nel film ci troviamo nel Messico del 1999. Il problematico adolescente Tomàs (Sebastian Aguirre) viene cacciato dalla sua casa di Veracruz dalla madre e spedito alle case popolari di Città del Messico dove vive il fratello maggiore Fede detto Sombra (Tenoch Huerta), studente universitario, peraltro impegnato insieme al coinquilino Santos (Leonardo Ortizgris) in un singolare sciopero contro lo sciopero che i loro compagni hanno organizzato all’Universidad Nacional Autónoma de México. Tomàs porta con sé una vecchia musicassetta appartenuta al padre che contiene le canzoni di Epigmenio Cruz, misterioso quanto geniale cantautore che avrebbe potuto cambiare le sorti del rock, ma non è stato mai baciato dal successo commerciale nonostante la leggenda narri che persino Bob Dylan avrebbe pianto ascoltando un suo brano. I tre leggono su un giornale del suo ricovero in ospedale e decidono così di andare a trovarlo, ma da quel momento parte uno sgangherato e imprevedibile viaggio al quale si unisce successivamente anche la pasionaria studentessa Ana (Ilse Salas).
La pellicola di Ruizpalacios è difficile da inquadrare in un solo genere, si tratta di un road movie particolare, nella prima parte lento, quasi statico e poi veloce, leggero e profondo nel contempo, dove i momenti riflessivi si mescolano a una sagace ironia. È come un affresco tenero e divertito in bianco e nero delle contraddizioni di Città del Messico e dei vent’anni, con citazioni da nouvelle vague europea anni ’60, ma anche uno sguardo originale che si distanzia da altri modelli sudamericani per dar vita ad uno strampalato viaggio di formazione. Un film che ruota attorno alla figura di un enigmatico cantautore non può non avere una colonna sonora affascinante, con una semplice quanto geniale trovata: quando infatti viene ascoltata la cassetta di Epigmenio Cruz c’è solo silenzio, in modo che ciascuno di noi possa scegliere di colorare la sua musica e la sua figura con le proprie personali emozioni.