Il pugile Paolo Roberto, citato nel romanzo da cui è stato tratto il film La ragazza che giocava con il fuoco, è un boxeur realmente esistente. Lo sportivo ha deciso di partecipare alle riprese, interpretando se stesso in prima persona nelle scene in cui il suo personaggio doveva apparire. Il film ha incassato in tutto il mondo 66.306.296 di dollari, di cui 1.430.863 in Italia. Nel 2009 è uscito al cinema il sequel dal titolo “La regina dei castelli di carta”, sempre diretto da Daniel Alfredson.
Questa sera, venerdì 19 agosto, si Cielo va in onda il film “La ragazza che giocava con il fuoco”, thriller del 2006 tratto dall’omonimo romanzo scritto dallo svedese Stieg Larsson. Si tratta del sequel del celebre “Uomini che odiano le donne”, primo film della trilogia “Millennium”. Dietro la macchina da presa, troviamo Daniel Alfredson, regista svedese che ha firmato opere come “Tic tac”, “La regina dei castelli di carta” e “Il caso Freddy Heineken”. Per quanto riguarda il cast, invece, ritroviamo alcuni degli attori che abbiamo apprezzato nel precedente capitolo della trilogia come, per esempio, Noomi Rapace e Michael Nyqvist. Al loro fianco gli altri interpreti che hanno preso parte a tale produzione sono Lena Endre, Michalis Koutsogiannakis, Jacob Ericksson, Sven-Bertil Taube, Tehilla Blad, Georgi Staykov, Peter Andersson e Mikael Spreitz.
Lisbeth Salander (Noomi Rapace) torna a Stoccolma ed affitta un appartamento, dopo aver vissuto all’estero per circa un anno. Non appena mette piede in città cerca di riallacciare i rapporti con la sua ex fidanzata Miriam Wu (Yasmine Garbi) e le offre l’usufrutto gratuito del suo appartamento in cambio del costante monitoraggio della sua mail. Successivamente Lisbeth si reca ad incontrare Nils Bjurman (Peter Andersson), l’agente di sorveglianza incaricato del suo caso: lo scorso capitolo abbiamo visto come la nostra protagonista abbia diversi motivi per odiare l’uomo. Bjurman, infatti, ha approfittato del proprio potere per stuprare la povera Lisbeth: l’hacker, però, non è il tipo da accettare che un violentatore resti impunito. Per vendicarsi l’abbiamo vista tatuare sul petto dell’uomo la scritta “pervertito, stupratore e sadico porco”. Ora Lisbeth ha scoperto che Bjurman ha preso appuntamento per rimuovere tale scritta: la ragazza lo minaccia con la sua stessa pistola, intimandogli di non azzardarsi a fare una cosa del genere. Quel tatuaggio deve restare inciso sulla sua pelle a perenne monito. Nel frattempo, nella redazione del Millennium viene assunto Dag Svensson (Hans Christian Thulin): il nuovo giornalista ha deciso di scavare nel torbido, realizzando una pericolosa inchiesta sul mondo della prostituzione e del traffico di esseri umani. Anche Mia Bergman, la fidanzata del reporter, si interessa a questo tema, argomento principale della sua tesi di dottorato. Dag si rende conto di essere arrivato ad un punto cruciale e chiede a Mikael Blomkvist (Michael Nyqvist), il suo direttore, di recarsi nel suo appartamento per recuperare alcune fotografie: lui e Mia stanno, infatti, per partire per le vacanze e il giovane giornalista non ha tempo di recarsi in redazione. Durante quella telefonata, inoltre, Dag dice a Mikael di cercare informazioni inerenti ad un certo Zala, misterioso figuro che sembra essere la chiave di volta di tutta la sua inchiesta. Il direttore del Millennium si reca a casa dei due giovani nottetempo per fare quanto richiesto: purtroppo, però, non appena entra in casa trova i due corpi senza vita di Dag e di Mia. L’arma del delitto è la pistola appartenente a Bjurman: la polizia si mette sulle tracce dell’agente di sicurezza per scoprire, quasi subito, che l’uomo è a sua volta morto. La prima sospettata è proprio la nostra Lisbeth Salander, dato che sulla pistola vengono identificate le sue impronte digitali. La problematica ragazza e Mikael Blomkvist dovranno ancora una volta cercare di dimostrare la sua innocenza.