Antonia Klugmann è il volto nuovo della settima edizione di Masterchef, celebre cooking show in onda su Sky. Trentottenne di Trieste, titolare del ristorante L’Argine a Vencò a Dolegna del Collio, nel Goriziano, ed è una chef stellata affermata. Intervistata da Vanity Fair, Antonia Klugmann ha parlato di un incidente avuto nel 2005 al quale è sopravvissuta: “È successo ormai quasi dodici anni fa. Un tipo ubriaco con un furgone mi viene addosso a 190 all’ora. Sono da sola in autostrada, dalle parti di Latisana (in provincia di Udine, ndr). La macchina comincia a girare come una trottola. Ho tre pensieri. Penso: è finita. Penso: fa che non resti paralizzata. Penso: se morte deve essere, fa che sia con un colpo secco. Per fortuna nulla di grave, solo tanto spavento: “Una botta tremenda, ma ne esco viva. Un anno di terapia. E niente cucina. Solo nuoto, massaggi, riabilitazione. È in quel momento che comincio a “sentire” i sapori e scopro l’orto”.
ANTONIA KLUGMANN, CHEF STELLATO: “ECCO LA MIA CUCINA”
Ai microfoni di Vanity Fair, Antonia Klugmann ha poi parlato della sua cucina: “Come definirei la mia cucina? Intima. Il prodotto sono io, al 100%. Per conoscermi devi mangiare ciò che faccio. Quali qualità mi riconosco? Sono velocissima. In cucina so fare tutto. Sono triestina, mi riconosco la mentalità aperta e una spiccata versatilità”. E quale è il primo piatto di cui è andata orgogliosa la quota trentottenne? “La polentina verde. È una polenta bianca mantecata con burro al Silene, che la rende appunto verde. Per farla servono lo “sclopit”, che è un’erba poverissima delle nostre parti, panna acida, violette e semi di papavero. È un piatto molto evocativo. I friulani che vengono da me – e sono orgogliosa che metà dei miei clienti sia del Friuli – dicono che gli ricorda casa”. E la sua carriera procede spedita, ripensando poi agli inizi: “Da “bubez”, una parola che mescola triestino e sloveno e significa lavapiatti, factotum. Lavoravo in una buffetteria di Trieste, facevo dolci. La gente diceva: però, buone ’ste torte. Ho avuto fortuna. In quel periodo il titolare stava aprendo un ristorante con uno chef. Mi fa: vuoi provare come stagista? Solo dopo ho saputo che lui e lo chef avevano scommesso: questa dura quattro giorni. Be’, invece sono rimasta lì quattro anni, ho imparato il mestiere. Ma ho subito capito che il capo volevo essere io”.
L’ESPERIENZA A MASTERCHEF
La prossima edizione di Masterchef la vedrà protagonista al fianco di Antonino Cannavacciuolo, Joe Bastianich e Bruno Barbieri: “Rivedermi la prima volta nelle registrazioni è stato un trauma. Era come se mi stessi guardando attraverso lo specchio. La tv appiattisce tutto. Non mi sono piaciuta. Poi sì, ma un po’ alla volta. Perché MasterChef mi ha aperto la mente. Per due mesi mi sono presa cura di me. Non mi ero mai autorizzata a occuparmi della mia parte frivola”. Poi un piatto per ogni collega del talent show di Sky: “Cannavacciuolo? Facile: un piatto di pasta, ma elegantissimo. Tonino ha mani così aggraziate… Barbieri? Tortellini. Anzi, una bella fetta di mortadella, ne va matto. Bastianich? Joe è un hamburger. Mi sento vicino a lui. Conosco il background della sua famiglia. Bastianich, Klugmann, li sente? Nomi di confine, storie complicate, viaggi, mescolanze. I miei bisnonni venivano dall’Ucraina, i miei nonni erano ebrei, sempre in fuga per l’Italia. Io sono di Trieste, la Slovenia è lì, a un passo”. E cosa detesta di più Antonia Klugmann in cucina? “L’arroganza. E gli chef che dicono: cucino una cosa per me e per i miei e poi un’altra per i miei clienti”.