SCHIAVI DAL GHANA/ Tratta di esseri umani: così portano la criminalità in Italia (PresaDiretta, 20 febbraio 2017)

- La Redazione

Schiavi dal Ghana, tratta di esseri umani: immigrazione ed emigrazione, quando la criminalità gioca con l’istitinto di sopravvivenza delle popolazioni (PresaDiretta, 20 febbraio 2017).

Presadiretta_Iacona_FotoFB_R439 PresaDiretta, in onda su Rai 3

L’emergenza immigrazione spinge inevitabilmente a dare uno sguardo allo scenario mondiale, alla ricerca di una soluzione per evitare il collasso economico di diversi Paesi. Fra questi un focus in particolare va data alla tratta del Ghana, un sentiero invisibile fatto di dolore e sofferenza che porta la popolazione a cercare un modo di sopravvivere all’esterno. Le condizioni economiche e di vivibilità del Paese sono portate fino allo stremo, tanto che ogni famiglia conta due o tre elementi, spesso i più giovani, che sono dovuti andare via per cercare lavoro e cercare di mantenere chi invece è rimasto nei paesi natali. Le basilari norme di sussistanza vengono inoltre rese difficili dall’assenza di luce elettrica e acqua in molte città, oltre che ospedali e scuole. Eppure il Ghana è diventato uno dei centri nevralgici per il flusso migratorio che dall’Africa conduce fino al nostro Paese. Questa sera, lunedì 20 febbraio 2017, PresaDiretta approfondirà la tematica all’interno della propria puntata, grazie al servizio di Riccardo Iacona intitolato “Ghana stop tratta”. E’ possibile risolvere immigrazione ed emigrazione migliorando le condizioni dei Paesi d’origine? E’ questa la domanda che si cerca di rispondere sempre con più impellenza, mentre i numeri diventano sempre più tragici e le acque continuano a rimandare sempre più morti. 

– A destare maggiore preoccupazioni agli Stati ospiti è la possibilità che l’immigrazione sia collegata ad un’attività illegale di sottobosco volta ad introdurre criminali. In alcuni casi è proprio così, soprattutto se si parla di Black Axe, la mafia nigeriana che controlla il narcotraffico e la tratta delle ragazze, spedite all’estero per prostituirsi. Uno dei tanti problemi riguarda tuttavia le condizioni in cui sono costrette a vivere intere popolazioni, come nel caso del Ghana, del Togo e della Bulgaria, spinte spesso a sottostare a regole di omertà e gerarchie da far invidia ai clan più crudeli della ‘ndrangheta. Bambini e ragazzini spesso costretti a lavorare nei campi di cacao per pochissime monete al mese, un bilancio che parla di oltre 200 mila fra i 5 ed i 15 anni solo nel 2013. Una vera e propria industria di esseri umani, sottolinea La Gazzetta del Sud che coinvolge tutti i principali produttori mondiali di cacao e dove sono a rischio le condizioni fisiche e mentali di tutti i baby lavoratori. E’ così che nel 2001 nasce il Protocollo sul cacao, ovvero Il protocollo Harkin-Engel con cui i colossi dell’industria e del commercio si impegnano a non tollerare il lavoro minorile. Una soluzione che tuttavia non ha trovato attuazione in oltre 16 anni. 







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