Quando i treni arrivavano in orario… La nota frase ancor d’oggi di uso comune fa riferimento come si sa all’epoca fascista, quando, secondo la propaganda del regime, ogni cosa funzionava a dovere, treni compresi. Che una frase come questa l’abbia detta anche il leggendario attore e regista Charlie Chaplin lascia un po’ interdetti, eppure è così, stando a quanto si legge in un libro appena pubblicato all’estero (Charlie Chaplin: A Political Biography from Victorian Britain to Modern America) a cura di un docente universitario inglese, Richard Carr. Nel libro, che come si capisce dal titolo si sofferma soprattutto sull’aspetto politico di Chaplin che sulla vita personale, anche se si parla delle sue relazioni sentimentali, Chaplin non sembra recitasse luoghi comuni, perché in Italia ci venne in persona durante la dittatura di Mussolini rimanendo impressionato “dall’atmosfera dove disciplina e ordine erano onnipresenti, la speranza e il desiderio sembravano nell’aria” dice l’attore ai suoi amici hollywoodiani, concludendo “Mussolini fa arrivare i treni in orario in Italia”. In realtà, si legge ancora, Chaplin era rimasto favorevolmente impressionato dal duce sin dal 1928 quando discutendo di lui con amici lo definì “una delle maggiori personalità mondiali dell’anno, ha preso una nazione e l’ha messa al lavoro”. Charlie Chaplin dunque sostenitore del fascismo? Non esattamente, anzi Chaplin come dimostrò nei suoi capolavori cinematografici ad esempio Tempi moderni, era molto a sinistra, criticò nei suoi film l’industrializzazione disumana e lo strapotere del capitalismo. Eppure Mussolini gli fece bella impressione proprio perché dice Carr, “gli sforzi di Mussolini sulla creazione di posti di lavoro gli avevano inizialmente permesso di passare sopra gli aspetti negativi del fascismo italiano, e di simpatizzare con esso”, a differenza di Hitler che come si sa venne demolito nel capolavoro Il grande dittatore (dove peraltro si fa beffe anche di Mussolini). E non si può dire male di Chaplin, visto che il governo inglese cercò in tutti i modi di fargli addolcire i toni de Il grande dittatore, qualcuno pensò anche di vietarlo. Perché, pensate come ragionavano, fino al 1939 l’interesse delle potenze occidentali era tenersi buona la Germania e non farla arrabbiare. Chaplin invece aveva già capito il dramma degli ebrei, e si rivolse ai leader inglesi e americani perché prendessero posizione. Cosa che non fecero mai, neanche durante la guerra, fingendo che i campi di concentramento non esistevano.