“SONO UN SIDDHARTA”
Si definisce un “Siddharta” Marco masini nel corso di una recente intervista rilasciata a Allmusicitalia. Il cantante, tra gli ospiti del Premio Luttazzi in onda su RaiUno questa sera, 11 agosto, ha infatti spiegato: “Non ho mai creduto nell’assoluto. Sono un grande estimatore di Albert Einstein che crede nel relativo assoluto; ovunque c’è una relatività, tutto non ha limite, quindi puoi ricercare sempre di più. – un discorso che si fa ancora più profondo e porta il cantante a spiegare ancora – La saggezza non esiste, o perlomeno non c’è la saggezza assoluta, di conseguenza tutto ciò che può essere utile per educarti e per crescere ti aiuta e ti fa trovare la strada per raggiungere la felicità che poi non raggiungerai mai, perchè se la dovessi raggiungere non sarebbe più felicità”. (Agg. Anna Montesano)
IL TOUR DOPO IL LUNGO STOP DOPO SANREMO
Marco Masini continua a vivere un’estate a suon di musica, grazie alla partecipazione a diversi eventi. Dall’Alpaa di Varallo fino ad Ostia Antica con il suo tour Spostato di un secondo, il cantautore fiorentino è ritornato in pista dopo il silenzio scelto post Sanremo. “Ho voluto prendere del tempo per montare uno spettacolo diverso”, ha rivelato infatti a Il Messaggero, sottolineando di voler rinnovare la propria presenza sul palco per permette al pubblico di vivere un’esperienza del tutto nuova. Questa sera, venerdì 11 agosto 2017, Marco Masini sarà invece fra gli ospiti del Premio Lelio Luttazzi e dei conduttori Simona Molinari e Teo Teocoli. Al fianco del cantautore ci saranno altri nomi noti della musica italiana, a partire dalla giuria che annovera al suo interno Arisa, fino a Nina Zilli, Roberto Vecchioni, Chiara e Mario Venuti, che saranno invece fra gli ospiti. Marco Masini non ha nascosto di aver stravolto il proprio stile grazie al suo ultimo album “Spostato di un secondo”, che contiene l’estratto omonimo con cui ha partecipato al Festival di Sanremo. In realtà, ha sottolineato il cantautore a Spettakolo, si tratta di un ritorno alle origini, a quegli anni ’80 che lo hanno portato ad entrare in contatto con la musica elettronica. Non esclude tuttavia di poter virare ancora una volta verso note più acustiche, sul genere rock o soft, dato che questo tipo di scelta è strettamente correlata sia ai suoi progetti musicali sia a ciò che sta vivendo. Nell’intervista ha rivelato anche di non aver piegato la propria carriera alle regole del commercio, preferendo raccontare se stesso tramite la propria musica. Vecchio e nuovo si incontrano inoltre nel suo ultimo album, dove due brani in particolare, “Lettera a chi sarò” e “La vita comincia”, presentano un sound più acustico, una scelta voluta dal cantante per unire l’elettronica al genere soft che ha caratterizzato il suo repertorio per molti anni.
MARCO MASINI, LA CARRIERA E I SUCCESSI
L’amore di Marco Masini per la musica inizia negli anni del Liceo, gli anni ’70 se si considera che la sua nascita avviene nel 1964 a Firenze. E’ in questo periodo che il futuro cantautore italiano forma la prima band, l’Errata Corrige, forse influenzato dalla vicinanza con Walter Savelli. Arrivato a Sanremo, Marco Masini ha all’attivo molti brani ma nessuna etichetta che lo voglia scritturare, fino all’incontro con Bob Rosati e Beppe Dati: il primo diventerà promotore della leadership fra l’artista ed il compositore, con cui scriverà alcuni testi. Sarà tuttavia nel 1986 e grazie alla conoscenza con Giancarlo Bigazzi, che il cantante riuscirà a farsi notare, grazie alle colonne sonore che realizza per film come Mery per sempre e Mediterraneo. Il debutto all’Ariston è a questo punto una conseguenza, grazie alla canzone Si può dare di più, cantata da Gianni Morandi, Enrico Ruggeri e Umberto Tozzi. Seguono anni in cui Masini si affianca ai concerti dei big, da Tozzi a Raf, per poi lanciare Uomini a fine anni ’80, il suo primo 45 giri. Gli anni ’90 lo vedono sulla cresta dell’onda, grazie alla canzone T’innamorerai, che verrà tradotto anche in altre lingue, ma iniziano anche le prime polemiche per i suoi testi troppo diretti. Elementi che lo spingono, dieci anni più tardi, a decidere di lasciare le scene.