UN FINALE CHE APRE ALLA SECONDA STAGIONE
Nonostante i diversi fili narrativi lasciati in sospeso al termine della terza puntata di Una strada verso il domani e il “gancio” conclusivo che suggerisce come (in base anche a quanto trapelato nei giorni scorsi) ci possa essere una seconda miniserie dedicata alle vicende della scuola di ballo sulla Kurfürstendamm, il lieto fine evocato nel titolo è arrivato davvero. O, quantomeno, soprattutto per Monika che, non a caso, nelle intenzioni degli sceneggiatori di Una strada verso il domani è il personaggio più anticonformista e moderno, a differenza invece delle sorelle che, tra gioie e dolori, alla fine non riescono davvero a ottenere ciò che vogliono dai rispettivi partner: anzi, in un paio di occasioni Helga ed Eva mostrano di risentire ancora dell’opprimente clima sociale dell’epoca, essendo ancora legate, come la madre Caterina, a determinati stereotipi che sono duri a morire. Insomma, l’happy ending è soprattutto per la più piccola delle sorelle Schöllack che, dall’amore per il rock’n’roll fino alla gravidanza inattesa, è quella che si dimostra maggiormente capace di vivere la propria vita senza avere il timore del futuro come accade non solo ai suoi due spasimanti, ma anche alle altre donne di casa e a gran parte della comunità berlinese, protagonista di una difficile transizione dal periodo nazista a quello del boom economico (Wirtschaftswunder) che caratterizzò la Germania alla fine degli Anni Cinquanta.
Una strada verso il domani rappresenta una sorta di tentativo di conciliare passato e presente in un periodo caratterizzato ancora da forti lacerazioni non solo dal punto di vista politico (si veda l’accenno alla messa al bando del Partito Comunista) ma anche morali. Soprattutto i personaggi maschili, e non solo quelli più avanti con l’età, mostrano di non aver mai fatto davvero i conti con il regime hitleriano che, nei loro resoconti, è narrato con un certo senso di colpa ma pure con una punta di autoassoluzione, quasi a volerne prendere le distanze come ha fatto Gerd, il padre delle tre ragazze. Invece Monika rappresenta una piccola parte delle nuove generazioni che ha voglia di vivere e di sperimentare cose nuove, a partire dall’amore per il rock’n’roll che contribuirà a svecchiare e a far risorgere una scuola di ballo che la stessa madre, reazionaria e pure un po’ bacchettona, non esita a definire “decrepita e adatta a una donna sola come me”. Tuttavia, alcuni di questi temi vengono solo accennati (complice la brevità della mini-serie) ma è probabile che avranno maggiore spazio in quella seconda stagione di cui si parla insistentemente e che dovrebbe essere ambientata tre anni dopo, nel 1959, con le tre sorelle Schöllack probabilmente accasate e diventate madri di famiglia.