Figlia mia, in uscita il prossimo 22 febbraio, è il film diretto da Laura Bispuri in corsa per l’Orso d’Oro al Festival di Berlino 2018. La pellicola, tutta incentrata sul mondo femminile, narra la storia di due donne molto diverse, le cui realtà convergono e si scontrano a causa di una figlia che in qualche modio appartiene a entrambe. Da una parte c’è infatti l’instabile Angelica (interpretata da Alba Rohrwacher), che dopo aver partorito la piccola Vittoria sente di non potersi occupare di lei; dall’altra c’è Tina (Valeria Golino), una donna pragmatica che adotta la bambina e si prende cura di lei isolandosi dalla realtà circostante. A parlare di questo personaggio, Valeria Golino, che così come rivela a Chiara Nicoletti per “Il Dubbio”, si è calata nella parte stravolgendo la propria fisicità: “Sono entrata nel film per ultima, non penso che Laura avesse pensato a me mentre alba è la sua musa. Per Tina voleva altre persone, diverse da me, voleva un personaggio corpulento, più terrigno e poi piano piano è arrivata a me. Ha fatto piccole cose, mi ha messo le lenti a contatto nere, mi ha scurito, voleva che mangiassi e non dimagrissi”.
DUE MADRI IN CONFLITTO
Nell’affrontare il tema centrale della narrazione, “Figlia mia” si interroga sui confini dell’essere madre, sempre più ampi quando si parla del contrasto fra madre naturale e madre biologica. In questa pellicola, però, il conflitto è superato dall’amore, che vede nella sua massima espressione la serenità della piccola Vittoria. “C’è un senso di catarsi alla fine di questo film e sicuramente di rinascita”, assicura Alba Rohrwacher, mentre Valeria Golino conferma la crescita che nel film coinvolge entrambe le protagoniste: “Penso che queste due donne si evolvano grazie a questa storia e sicuramente la loro figlia sarà forse meglio di loro”. E sulla profondità del tema affrontato dalla pellicola, Valeria Golino non ha dubbi: “Io penso che la bellezza del cinema possa permettersi quella spregiudicatezza di pensiero e sentimenti che non deve essere legata al momento storico e sociologico attuale. Nel cinema non bisogna prendere nettamente una posizione, essere politicamente corretti. Il cinema si può permettere di andare al di là del bene e del male. (…) Non credo che il film prenda posizioni ideologiche sulla maternità”.