Liam Neeson è uno dei maggiori attori di tutti i tempi, interprete di autentici capolavori spesso con tema i diritti civili, ad esempio Schindler’s List di cui fu il protagonista, oppure Michael Collins dedicato all’eroe dell’indipendenza irlandese. Tutte caratteristiche che non avrebbe mai fatto pensare a un sussulto razzista capace di arrivare al desiderio di uccidere. Lo ha detto lui stesso nel corso di una intervista al quotidiano inglese The Independent: “Sono andato in giro per una settimana con una mazza sperando di essere abbordato da qualche ‘bastardo nero’ in modo da poterlo uccidere”. Parole pesantissime che trovano una seppur plausibile giustificazione del desiderio, non certo dell’atto che voleva commettere, in un fatto tragico. Tornato nella sua terra, l’Irlanda del nord, Neeson seppe che una sua cara amica era stata stuprata.
LA VENDETTA NON E’ LA RISPOSTA
Le chiese se conosceva la persona e di che razza era. Lei rispose che non lo conosceva ma che si trattava di un nero. Quindi Neeson decise di uccidere un nero qualsiasi, magari anche uno che era una brava persona, tanto era accecato dal desiderio di vendetta. Fortunatamente non ne ha incontrato nessuno e dopo alcuni giorni è riuscito a rinsavire: “Ci ho messo una settimana e mezzo per andare oltre. E’ stato orribile, orribile, quando penso a quello che ho fatto”. Alla base di tutto, ha detto, un fortissimo desiderio di vendetta che si portava dentro sin dai tempi degli scontri tra cattolici e protestanti nel suo paese: “Conoscevo un paio di ragazzi morti negli scioperi della fame, conoscevo persone che erano molto coinvolte nei ‘Troubles’ e capisco questo bisogno di vendetta”. Ma la vendetta, ha detto, porta solo ad altra vendetta: “L’Irlanda del Nord ne è una prova. Tutta quello che sta succedendo nel mondo, la violenza, ne è la prova. Ma quel bisogno primitivo, lo capisco”. Polemiche inevitabili sulla Rete tra chi si è detto pro e chi contro l’attore che ha avuto il coraggio di confessare pubblicamente l’episodio.