Si allargano le indagini per l'omicidio di Cinzia Pinna: mentre si cercano i complici di Ragnedda, l'autopsia nega l'ipotesi dell'abuso sessuale

Proseguono serratissime le indagini sull’omicidio di Cinzia Pinna che lo scorso 11 settembre aveva fatto perdere completamente le sue tracce e che è stata trovata 12 giorni più tardi, semi-occultata sotto alcuni rami nella tenuta dell’imprenditore vitivinicolo Emanuele Ragnedda che – dopo il fermo da parte degli inquirenti – ha confessato la sua responsabilità: una caso attorno al quale aleggiano ancora alcuni misteri, concentrati soprattutto attorno agli eventuali complici dell’assassino di Cinzia Pinna e all’effettivo movente dell’omicidio.



Mettendo in fila tutti i tasselli, per ora sappiamo solamente che Cinzia Pinna la notte tra l’11 e il 12 settembre è stata invitata all’interno della tenuta di Ragnedda dove si sarebbero intrattenuti per alcune ore assumendo alcolici e – probabilmente – cocaina: per ragioni che non sono chiare, secondo l’imprenditore la donna avrebbe iniziato a minacciarlo con un coltello, facendo scattare la sua reazione che l’ha portato a impugnare la pistola ed esplodere tre colpi contro la donna; per poi occultarla lì dove è stata trovata.



Cinzia Pinna, l’indagine si allarga ai complici: secondo le prime analisi, la donna non avrebbe subito violenze sessuali

Una versione che per ora non trova né riscontri, né effettive smentite con gli inquirenti che da subito – pur negandolo fermamente l’imprenditore – hanno ipotizzato che dietro l’omicidio di Cinzia Pinna ci sia stato un tentato approccio sessuale rifiutato dalla vittima: secondo le prima risultanze dell’autopsia – che ha ovviamente confermato la tesi dei tre proiettili sparati dall’arma in possesso di Ragnedda -, però, sul corpo non ci sarebbero segni evidenti di abusi sessuali; con una tesi che dovrà essere confermata dalle analisi risposte su alcuni prelievi organici sul corpo della vittima.



Emanuele Ragnedda, reo confesso assassino di Cinzia Pinna (Foto: web)

Al contempo, però, sembra anche che l’indagine sulla morte di Cinzia Pinna si sia allargata per cercare di individuare i nomi degli eventuali complici dell’imprenditore: il primo indagato era un suo collaboratore 26enne di Milano, scagionato dallo stesso assassino ma che è rimasto sotto alla lente degli inquirenti; mentre recentemente all’elenco si è aggiunta anche Rosamaria Elvo, compagna di Ragnedda che – secondo gli inquirenti – potrebbe averlo aiutato a pulire il sangue e comparare un nuovo divano per sostituire su cui è stata uccisa Pinna.