Il monito di Monsignor Gabriele Caccia in merito al commercio ritenuto sleale e iniquo: ecco le sue parole dal Turkmenistan

L’arcivescovo Gabriele Caccia, della Santa Sede all’Onu, a New York, ha voluto mettere in guardia il mondo dal commercio sleale, definendolo un volano per la povertà e invitando quindi a regolarlo in maniera più precisa. Le sue parole, come riferisce Vatican News, sono state pronunciate durante un incontro che si è tenuto in Turkmenistan lo scorso 6 agosto, nel quale Gabriele Caccia ha espresso il proprio sdegno verso certe forme di commercio.



Da una parte c’è quello sano, ha sottolineato l’arcivescovo alle Nazioni Unite, in grado di garantire lo sviluppo e di regalare dignità all’uomo; dall’altra esiste un «commercio iniquo» penalizzante per via delle sue regole «ingiuste» e che colpisce, in particolare, i Paesi del Terzo Mondo o comunque più deboli, che tra le loro ricchezze possiedono soltanto la manodopera locale.



Le nazioni che più soffrono questo commercio, regolato in modo iniquo, sono quelle prive di sbocchi sul mare e che, di conseguenza, si trovano in una posizione geografica di svantaggio, essendo nell’entroterra.

IL COMMERCIO INIQUO E’ UNO “SFRUTTAMENTO AMBIENTALE…”

Proprio in queste zone il commercio porta a un eccessivo «sfruttamento ambientale» e soprattutto causa povertà e fame tra la popolazione locale; perciò è fondamentale regolarizzarlo seguendo le regole «della giustizia e della solidarietà», in modo che sia equo per tutti, non soltanto per chi acquista e per i vertici delle aziende, ma anche per i lavoratori.



Un commercio giusto è quello che promuove lo sviluppo, prosegue il monsignore, che crea nuova occupazione, offrendo quindi posti di lavoro, e che fornisce anche risorse utili.

Il messaggio dell’arcivescovo è rivolto alla comunità internazionale, ai governi e alle grandi autorità che regolano gli scambi mondiali, affinché si metta in campo una volontà politica concreta, in particolare a favore dei Paesi senza sbocco sul mare, oggetto della conferenza in Turkmenistan.

L’elenco comprende 32 Stati, tutti molto poveri, metà dei quali si trovano in Africa — ad esempio Burundi, Botswana, Burkina Faso, Mali, Etiopia, Niger, Uganda, Zambia e Zimbabwe — oltre a otto Stati asiatici, fra cui Afghanistan, Mongolia, Nepal, lo stesso Turkmenistan, Armenia e Azerbaigian, che di recente hanno siglato una storica pace.

Gabriele Caccia (Foto: screen da Youtube)

CACCIA E IL COMMERCIO: “DEVE SVILUPPARE L’UOMO”

Vi sono poi due Stati europei, Macedonia del Nord e Moldavia, e infine Bolivia e Paraguay per l’America Latina. Si tratta di Paesi in cui la povertà è molto diffusa, ha ricordato ancora l’uomo di Chiesa, e proprio per questo vi sono milioni di persone che spesso non riescono nemmeno a soddisfare i bisogni fondamentali.

Concludendo il suo intervento, l’arcivescovo ha ribadito come sia fondamentale che al centro di tutto vi sia sempre l’uomo e che il commercio debba essere un mezzo per lo sviluppo umano e il progresso, non soltanto un fine a se stesso o uno strumento di arricchimento.