Nel 2021 il Governo italiano ha intenzione di lanciare la Commissione per la promozione dei diritti umani, ovvero l’approvazione di una istituzione indipendente che da ben 27 anni le Nazioni Unite richiedono all’Italia, finora del tutto ignorata da ben 7 legislature consecutive. L’annuncio è stato dato dal Premier Conte aprendo l’anno della Presidenza italiana del G20, con il successivo post della Dem Lia Quartapelle che ha spiegato nel dettaglio come sarà strutturata tale Commissione “promessa” dalla Risoluzione Onu 48/134. Ora però, con un lungo intervento su Huffington Post è il radicale Marco Perduca (coordinatore di ScienceForDemocracy) a sottolineare quali punti dolenti al momento permangono nella proposta di legge già presentata alla Camera dal Governo Conte-2 a firma Quartapelle (Pd).
«Il compromesso prodotto dal confronto tra Deputati e Senatori non sia all’altezza del compito né, temo, in linea con le raccomandazioni delle Nazioni unite», stronca così Perduca il lavoro pur lodevole messo a punto fin qui dal Parlamento. L’allora risoluzione Onu di 27 anni fa venne approvata dopo pochi anni dal crollo dell’URSS e prendeva importante posizione contro i tantissimi soprusi sui diritti umani che all’epoca ancora imperavano in diversi Paesi ancora sotto dittatura. Oggi diversi problemi rimangono, ma certamente in tema di diritti si sono visti imponenti passi avanti: ecco, secondo Perduca, nella proposta del Governo (e dello stesso Onu) non si colgono diversi di questi “passi avanti”.
I PUNTI “DOLENTI” DELLA NUOVA COMMISSIONE
«Nessuno s’è preso la briga di aggiornare un documento ormai datato ma, negli ultimi 20 anni e col silenzio di chi aveva istituito organismi indipendenti di tutela dei diritti umani, si sono susseguite decisioni internazionali che hanno depotenziato i meccanismi onusiani di monitoraggio – anche indipendente – degli stessi, come l’aver sostituito la Commissione con il Consiglio sui diritti umani», lamenta Perduca su HuffPost; in sostanza, non è che se una norma sui diritti umani viene dall’Onu allora è di sicuro valore e importanza (visto che tra l’altro nel Consiglio dei Diritti Umani delle Nazioni Unite siede da novembre scorso la Cina, tanto per intenderci…). «Il primo problema che ho trovato è di tipo lessicale là dove si parla di “razza”. Nel momento in cui nel mondo si cancella ogni menzione a certe espressioni del secolo scorso, in Italia, e per giunta in un documento sui diritti umani!, si ritiene opportuno persistere con alcuni concetti ideologici e anti-scientifici», lamenta ancora il radicale, chiedendosi provocatoriamente «se esiste una discriminazione razziale esiste una “razza”? E quale sarebbe una delle “razze” vittima di tali atteggiamenti istituzionali nel nostro paese?».
Altri problemi, secondo Perduca, provengono dalla creazione di una struttura burocratica di almeno 30 funzionari “diretti” dalla Pubblica Amministrazione, per non parlare del tema ancora non risolto della situazioni – a volte davvero contrarie ai minimi principi di umanità e legalità – all’interno delle carceri: «Un’istituzione che voglia proteggere e promuovere i diritti umani non può essere la foglia di fico per coprire la vergogna della sistematica violazione della legalità costituzionale. Rispettare gli obblighi internazionali della Repubblica italiana non implica dare seguito a una serie di raccomandazioni delle Nazioni unite ma pretendere che le istituzioni applichino alla lettera quanto previsto da trattati, patti e convenzioni entrate in vigore negli ultimi 60 anni».