La costruzione della pace secondo Comunione e Liberazione: la forza della preghiera e dell'unità contro la guerra, il potere della testimonianza

COMUNIONE E LIBERAZIONE: COME COSTRUIRE LA PACE, NON SOLO A GAZA

Ci sono vie concrete per costruire la pace e mettere fine a una violenza inaccettabile come quella di Gaza: a illustrarle è Comunione e Liberazione in una riflessione dal titolo “La speranza della pace“, in cui affronta il dramma dei conflitti in corso nel mondo, soprattutto in Terra Santa e in Ucraina.



Il movimento ecclesiale cattolico fondato da don Giussani parte dalla constatazione della gravità delle guerre attuali: in particolare la Terra Santa, dove il popolo palestinese vive un massacro e molti restano ostaggi nelle mani di Hamas, ma anche in Ucraina e tanti altri Parsi. Comunione e Liberazione denuncia la logica della forza: la pretesa di imporre i propri interessi con le armi, tradendo il diritto internazionale e alimentando odio e vendetta.



E cita Papa Leone XIV, il quale ha posto un interrogativo: come si possa ancora credere che la guerra porti pace e come si possa giustificare il riarmo con la scusa della sicurezza, se in realtà alimenta solo altra violenza. La conclusione di CL è chiara: la pace merita ogni sforzo diplomatico possibile.

Davide Prosperi di Comunione e Liberazione (Foto Ansa 2022 EPA/VATICAN MEDIA)

Oggi più che mai, in un contesto che sembra refrattario a ogni appello, occorre sostenere qualunque iniziativa diplomatica per riaprire spiragli di dialogo, di negoziato, di confronto tra le parti: la pace vale ogni sforzo possibile“.



LA PACE DAL BASSO, IL POTERE DELLA PREGHIERA

Nella riflessione di Comunione e Liberazione c’è anche un piano personale e culturale: tutti coltiviamo nel nostro cuore il desiderio di pace, eppure spesso resta confuso o facilmente strumentalizzabile. Ma non si può chiedere la pace con l’ideologia o con la violenza, questa è una contraddizione. Il riferimento è anche ai casi di violenze in piazza: “Le tensioni e i gravi disordini che si sono verificati in numerosi contesti dimostrano ancora una volta l’evidente contraddizione insita nella pretesa di chiedere la pace con l’ideologia e la violenza“.

La pace deve nascere dal basso, nella vita quotidiana, a partire da gesti concreti che poi incidono anche nei rapporti tra gli Stati. La vera pace nasce dall’esperienza vissuta di giustizia, libertà e fecondità nelle relazioni quotidiane. Non a caso don Giussani affermava che “le forze che muovono la storia sono le stesse che rendono l’uomo felice“. Ma la costruzione della pace richiede che venga riconosciuto un orizzonte più grande, comune a tutti, che educa ad andare oltre i propri interessi individuali.

Ai cristiani che si chiedono cosa possono fare concretamente per la pace, il Santo Padre ha fornito due risposte: la preghiera e la testimonianza. Il Papa ha invitato a recitare ogni giorno il Rosario per la pace, trasformando ogni notizia tragica in un’invocazione a Dio, perché la preghiera apre i cuori e alimenta la speranza.

Chiesa della Sacra Famiglia a Gaza colpita dai raid di Israele (ANSA 2025)

Infatti, i movimenti ecclesiali – a partire da Comunione e Liberazione – hanno aderito a veglie e momenti di preghiera comune. C’è poi la forza della testimonianza, a partire da quella di Cristo, che ha vinto l’odio con la croce e il perdono.

LA TESTIMONIANZA DEI RELIGIOSI A GAZA

Nella sua riflessione, Comunione e Liberazione ha ricercato la scelta radicale dei religiosi che restano a Gaza nonostante il rischio di morire, per prendersi cura di chi non può andare via. “Per il parroco di Gaza, le suore e gli altri religiosi che rimangono nella Striscia, ciò implica accettare il rischio di morire. Perché allora restare? Per continuare a prendersi cura di chi soffre e non è nelle condizioni di fuggire“. Questa è la testimonianza di amore gratuito e unità della Chiesa.

Ma anche noi dobbiamo testimoniare la pace nella vita quotidiana, con gesti di comunione e rispetto della dignità umana, di servizio al bene comunque, anche se questo vuol dire andare controcorrente. Come evidenziato da CL, preghiera e l’unità sono semi di speranza per tutti i popoli.

“Servire la dignità della persona e del bene comune, anche quando ciò richiede di dire parole scomode o controcorrente, anzitutto vivendo la comunione, l’unità con tutti i cristiani generata da Cristo, documentando che un’esperienza di concordia e di accoglienza è possibile, pur dentro tutti i limiti e le diversità“: tutto questo secondo CL introduce una novità, “una speranza di cui tutti abbiamo bisogno“.