Le proteste in Iran vanno avanti e il regime, secondo quanto rivelato dagli attivisti delle Ong che si trovano sul posto, ha emesso undici condanne a morte per i manifestanti. Tra queste, come riportato da Ansa, c’è anche quella nei confronti di Mehdi Mohammad Karami, ventiduenne ritenuto colpevole insieme ad altre quattro persone dell’omicidio di un membro della milizia Basij avvenuto durante una cerimonia funebre. La pena è stata stabilita al termine di un “processo di gruppo iniquo accelerato che non aveva alcuna somiglianza con un procedimento giudiziario”.
I genitori del ragazzo, per questo motivo, hanno pubblicato sui social network un video appello in cui chiedono che loro figlio non sia ucciso. “Sono Mashallah Karami, padre di Mohammad Mehdi Karami. Chiedo rispettosamente alla magistratura, vi prego per favore, vi chiedo di rimuovere la pena di morte dal caso di mio figlio”, dice l’uomo. Il ventiduenne, in base al loro racconto, è un campione di karate. La moglie, al suo fianco con le braccia incrociate, chiede lo stesso: “Non uccidete mio figlio”.
Proteste in Iran, 11 condanne a morte dopo processi falsa: il caso di Mehdi Mohammad Karami
Mehdi Mohammad Karami, tra le undici persone a cui è stata rivolta una condanna a morte dopo le proteste in Iran, in base al racconto dei genitori, sapeva a cosa andava incontro quando è sceso in piazza. “Baba, hanno emesso le sentenze. La mia è una condanna a morte. Non dirlo alla mamma”, avrebbe detto al padre Mashallah Karami dopo la fine del processo falsa.
La famiglia adesso si è rivolta alla magistratura affinché smetta di macchiarsi di sangue, ma non sarà semplice cambiare il destino di coloro che hanno ricevuto la pena capitale. In teoria, infatti, finora le uniche esecuzioni svolte sono state quelle di Mohsen Shekari e Majidreza Rahnavard, ma nella realtà dei fatti i manifestanti uccisi dopo le proteste sono stati molti di più, tra cui anche diverse giovani donne.